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Carenza di vitamina D pandemica

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La carenza di vitamina D non è un problema che riguarda solo i paesi europei ma le persone dell’intero pianeta.

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In Italia si stima ne sia interessato circa l’80 % della popolazione generale.

La vitamina D è un ormone indispensabile per la salute, non solo per la prevenzione del rachitismo e dell’osteomalacia ma anche delle malattie infiammatorie, della depressione e del cancro.

Abbiamo già approfondito in precedenza il ruolo della vitamina D per la salute mentale, l’importanza che ha in gravidanza e durante l’allatamento, sottolineando anche come l’integrazione possa ridurre i costi sanitari.

L’attività della vitamina D dipende dal suo metabolita attivo denominato calcitriolo o più precisamente l’1,25- diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)2 D3].

L’esposizione solare della pelle, alcuni alimenti come uova, pesce grasso, funghi secchi e una corretta integrazione aiutano a prevenire la carenza di vitamina D.

I livelli di vitamina D sono espressi in nanomoli per litro (nmol / L) o nanogrammi / millilitro (ng / mL).

Per stimare le scorte di Vitamina D del corpo si dosano i livelli ematici del metabolita 25(OH)D (calcidiolo o calcifediolo).

Meno di 30 nanomoli per litro (nmol/L) rappresentano uno stato di carenza grave.

In una meta-analisi che ha preso in esame quattordici studi, pubblicata su ”The American Journal of Clinical Nutrition” ad aprile 2016, si usa addirittura il termine “pandemia” per evidenziare la gravità del problema.

Nello studio viene esaminato lo stato della vitamina D di 55.844 cittadini europei, compresi bambini, adolescenti, adulti e anziani, secondo un nuovo protocollo per la standardizzazione del Programma Internazionale stabilito dal NIH (la più importante agenzia di ricerca medica internazionale).

Il 40,4% degli europei indagati presenta un livello di calcidiolo inferiore a 50 nmol/l.

Tradotto in numeri significa 6,8 milioni di olandesi, 44,9 milioni di tedeschi, 2,1 milioni di irlandesi, 32,6 milioni di britannici e molti milioni di persone in altri paesi europei.

In media, nel corso dell’anno, il 13% degli europei, ha anche livelli di calcidiolo inferiori a 30 nmol / l (grave carenza di vitamina D), il 17,7% della popolazione tra ottobre e marzo e l’ 8,3% della popolazione tra aprile e novembre presentano livelli inferiori a 30 nmol / l.

La percentuale di persone con la pelle scura che ha il calcidiolo sotto i 30 nmol / l è da 3 a 71 volte superiore a quella delle persone con pelle chiara. Inoltre, gli adolescenti hanno maggiori probabilità di avere una carenza di vitamina D più grave delle persone anziane.

Solo il 32% degli olandesi ha uno stato ottimale di vitamina D.

Gli adulti olandesi sono più propensi ad avere una carenza di vitamina D rispetto agli adulti provenienti da Finlandia, Norvegia o Islanda, molto probabilmente perché le persone nei paesi più settentrionali sono abituati ad utilizzare gli integratori di vitamina D e / o cibi fortificati con vitamina D.

I bambini olandesi e gli adolescenti hanno spesso una carenza di vitamina D rispetto ai loro coetanei provenienti da paesi più meridionali, come l’Italia e la Spagna.

Dato l’impatto che questa vitamina ha sulla salute è preoccupante notare una così marcata carenza di vitamina D in tutta Europa. Tale situazione deve spingere ad un intervento mirato di salute pubblica.

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Riferimenti
1. Vitamin D deficiency in Europe: pandemic?
Am J Clin Nutr. 2016 Apr;103(4):1033-44. doi: 10.3945/ajcn.115.120873
PubMed

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