Sindrome metabolica: quello che tutti dovrebbero sapere
La sindrome metabolica è un concetto che ha riscosso sempre più interesse negli ultimi decenni, soprattutto nell’ambito della prevenzione cardiovascolare.
Non si tratta di una patologia, ma di una sindrome, appunto, dove un insieme di situazioni patologiche o parafisiologiche, cioè situazioni spesso al limite, determinano l’insorgenza di diabete mellito oppure alterazioni del metabolismo, che se non vengono trattate, nel corso del tempo possono portare a malattia cardiovascolare.
In passato, in tema di prevenzione cardiovascolare, ci si riferiva a singoli fattori di rischio, presi tutti un pò separatamente, mentre ora si è passati al concetto di rischio cardiovascolare globale.
La sindrome metabolica è un gruppo di 5 fattori di rischio (+1 emergente) che aumentano la probabilità di sviluppare malattie cardiache, diabete e ictus:
- grasso in eccesso intorno alla vita;
- alti livelli di trigliceridi;
- bassi livelli di colesterolo buono o HDL;
- aumento della pressione sanguigna (maggiore di 130/85 mmHg);
- alti livelli di zucchero nel sangue (insulino-resistenza);
- + carenza vitamina D (fattore di rischio scoperto di recente).
Ne basta uno di questi fattori per aumentare le possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari, ma la presenza di tre o più fattori di rischio comporta una diagnosi di sindrome metabolica e il rischio di complicanze.
Epidemiologia
L’American Heart Association (AHA) riporta che il 23% degli adulti ha attualmente la sindrome metabolica.
In Italia, la sindrome metabolica interessa circa il 25% degli uomini e addirittura il 27% delle donne.
Quali sono i fattori di rischio?
Negli ultimi 10 anni, molteplici studi evidenzino la carenza di vitamina D tra i fattori di rischio per la sindrome metabolica, il diabete e le varie complicanze. Nonostante le copiose evidenze, si ritiene ancora valido il vecchio paradigma, che vede la sindrome metabolica principalmente correlata all’obesità.
I due più importanti fattori di rischio sono definiti dal National Heart, Lung and Blood Institute:
- obesità centrale o grasso in eccesso attorno alla parte centrale e superiore del corpo,
- insulino-resistenza, che rende difficile alle cellule dell’organismo l’utilizzo del glucosio.
Ci sono altri fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare la sindrome:
- età
- storia familiare di sindrome metabolica
- non fare abbastanza esercizio fisico
- donne a cui è stata diagnosticata la sindrome dell’ovaio policistico
- carenza vitamina D
Come viene diagnosticata?
Per diagnosticare la sindrome metabolica, vengono eseguiti diversi test. I risultati verranno utilizzati per cercare tre o più segni del disturbo. Il medico solitamente controlla i seguenti parametri:
- Obesità addominale,
- Trigliceridi del sangue a digiuno,
- Colesterolo HDL,
- Pressione sanguigna,
- Glicemia a digiuno.
È sufficiente rilevare anomalie in tre o più di questi test per indicare la presenza della sindrome.
Obesità addominale
Oggi si tende sempre più a considerare come parametro per valutare l’obesità non tanto l’indice di massa corporea, quanto la circonferenza addominale, che nell’uomo non deve superare 102 cm e nella donna 88 cm.
Questo perché, essendo l’indice di massa corporea un rapporto tra peso e altezza, può essere facilmente influenzato da una muscolatura importante, ma che in realtà non è tessuto adiposo.
Trigliceridi del sangue a digiuno
Il valore dei trigliceridi, uno delle due classi di lipidi riscontrabili nel sangue, non deve superare ≥1,70 mmol per Litro.
Colesterolo HDL
Un tempo si prendeva in considerazione il colesterolo LDL, quello cattivo, che non doveva essere alto, oggi si da più importanza al colesterolo HDL, quello buono, che non deve essere troppo basso.
Uomini <1,04 mmol / L
Donne <1,30 mmol / L
Pressione sanguigna
Per la pressione arteriosa il parametro di riferimento ≥130 / 85 mm Hg.
Glicemia a digiuno
L’ iperglicemia non diabetica è una situazione precedente al diabete. Avere una glicemia a digiuno che va da 100 a 110 mg/dl è indicativa di uno stato di alterazione glicemica. Un test da carico di glucosio verifica se si tratta di ridotta tolleranza glucidica (pre-diabete) o diabete conclamato.
Tabella dei valori di riferimento curva da carico
Quando il livello glicemico raggiunge i 120 mg/dl e va oltre, c’è una situazione di resistenza da parte delle cellule dell’organismo all’insulina, e se non si interviene, è probabile che in futuro diventerà diabete.
Ruolo della Vitamina D
All’interno di una situazione come la sindrome metabolica ci sono anche altri fattori di rischio che concorrono allo sviluppo del diabete.

Recenti studi, condotti in Cina, Giappone e Canada, hanno collegato la carenza di vitamina D al rischio di sindrome metabolica (Gagnon C et al. 2012; Pan GT et al. 2016; Akter S et al. 2016).
Il legame tra bassi livelli di vitamina D e un alto rischio di sviluppare la sindrome è stato confermato anche da ricercatori brasiliani. Analizzando un gruppo di 463 donne in postmenopausa, si è scoperto un tasso del 57,8 % di sindrome metabolica tra coloro che presentavano insufficienza o carenza di vitamina D.
Il problema coinvolge anche la popolazione più giovane.
Ridotte concentrazioni ematiche di 25 OH vit. D sono state associate alla sindrome metabolica negli adolescenti e nei giovani adulti: Studio BCAMS (Fu J, et al. 2019 Clin Nutr.).
Quali sono le complicanze della sindrome metabolica?
Le complicanze che possono derivare dalla sindrome metabolica sono spesso gravi e di lunga durata (croniche) e includono:
- indurimento delle arterie (aterosclerosi)
- diabete
- attacco di cuore
- malattie renali
- ictus
- epatopatia adiposa non alcolica
- malattia dell’arteria periferica
- malattia cardiovascolare
Se il diabete si sviluppa, potresti essere a rischio di ulteriori complicazioni, tra cui:
- danno agli occhi (retinopatia)
- danno ai nervi (neuropatia)
- malattie renali
- amputazione degli arti
Come viene trattata la sindrome metabolica?
L’obiettivo del trattamento è quello di ridurre il rischio di sviluppare ulteriori complicazioni di salute.
Il medico consiglia i cambiamenti dello stile di vita necessari, che possono includere:
- la perdita di peso (almeno il 7 / 10% del peso iniziale),
- l’esercizio fisico da moderato a intenso per almeno 30 minuti al dì, per cinque / sette giorni alla settimana
- smettere di fumare.
Il medico può prescrivere farmaci per ridurre la pressione sanguigna, il colesterolo e / o la glicemia e talvolta prescrive aspirina a basso dosaggio per ridurre il rischio di ictus e infarto.
Qual è la prospettiva per i pazienti con sindrome metabolica?
In genere le prospettive possono essere abbastanza buone se i sintomi sono gestiti.
Coloro che seguono il consiglio del proprio medico, mangiano bene, si esercitano, smettono di fumare e perdono peso, ridurranno le possibilità di sviluppare gravi problemi di salute come infarto o ictus.
Sebbene la gestione dei sintomi riduca le complicanze, la maggior parte delle persone con questa condizione sono a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Come si può prevenire?
Prevenire la sindrome metabolica è certamente possibile. E’ importante fare esercizio fisico, mantenere nella norma i livelli di vitamina D, il peso corporeo, la circonferenza di vita, i livelli di pressione sanguigna e il colesterolo.
L’attività fisica regolare e la perdita di peso possono aiutare a ridurre la resistenza all’insulina. Tuttavia una bassa concentrazione ematica di vitamina D è un fattore di rischio indipendente e l’integrazione può aiutare a ridurre le complicanze.
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