Osteoporosi: cause, diagnosi e integrazione
Osteoporosi: un problema di salute che non sempre riguarda la vecchiaia, anche se viene descritto come invecchiamento delle cellule delle ossa, caratterizzato da perdita di densità, fragilità e indebolimento1.
Il segreto per avere ossa in salute è la prevenzione. Tra i fattori più comuni che indeboliscono progressivamente il nostro scheletro in modo asintomatico troviamo:
- assenza di interventi preventivi prima dei vent’anni,
- errate abitudini alimentari, eccesso di carboidrati, zuccheri e oli vegetali ricchi di acidi grassi omega-6,
- farmaci di uso comune (gastroprotettori, antiacidi, antinfiammatori, anticoncezionali di tipo ormonale);
- scarsa attenzione ai livelli di omocisteina;
- insufficiente apporto o aumentato fabbisogno di micronutrienti,
- insufficiente attività fisica.
Osteoporosi: cause, diagnosi e integrazione
Le forme più diffuse di osteoporosi primaria (circa il 95% dei casi) riguardano il processo di formazione delle ossa, soprattutto nelle donne in menopausa, ma esistono anche altre cause significative di fragilità ossea.
L’osteoporosi secondaria invece riguarda più spesso le persone in tarda età e come risultato di malassorbimento, funzioni enzimatiche rallentate, infiammazione cronica, mancanza di attività fisica, per cause iatrogene, pubertà ritardata o arrestata, talassemia maggiore.
Cause di osteoporosi: alimentazione
Le evidenze più recenti suggeriscono che gli anni dell’adolescenza sono i più importanti per l’accumulo e il picco di massa ossea.
L’aumento della densità ossea del periodo adolescenziale influenza il rischio di fratture e osteopenia per tutto il resto dell’esistenza.
Già dopo i vent’anni, nelle donne in particolare, si riduce la capacità di accumulare il calcio nelle ossa. Inoltre, nel periodo della menopausa la perdita di minerali può accentuarsi a causa della carenza di estrogeni. Perciò, è essenziale promuovere fin dalla giovane età almeno questi 4 punti essenziali:
- 1. un ridotto apporto di zuccheri e carboidrati perché, trasformandosi in glucosio, aumentano l’escrezione di potassio, magnesio e calcio2.
- 2. Il consumo di verdure che apportino minerali e soprattutto di vitamina K (presente anche nelle proteine ricche di aminoacidi essenziali). Il consumo di verdure ricche di vitamina K può ridurre l’incidenza di fratture del 70%3.
- 3. L’integrazione di oliogelementi, di magnesio, di vitamina D, K2 e anche di vitamina C per il suo ruolo essenziale nella formazione di collagene, la base della struttura ossea.
- 4. La consapevolezza che il fumo, l’alcool e le bevande analcoliche ricche di zuccheri, soda, cola e caffeina compromettono l’assorbimento di calcio e ne aumentano l’escrezione con le urine, riducendone in tal modo la disponibilità utile a mantenere ossa e denti sani. Alcune stime riferiscono che tali bevande aumentano di 1.7 volte il rischio fratture4.
Latte, latticini integrazioni di calcio: cosa c’è di vero?
Non ci sono prove affidabili per affemare che la salute del nostro scheletro tragga beneficio dal consumo di prodotti lattiero-caseari e nemmeno dagli integratori di calcio.
Una revisione del 20205 ha segnalato l’assenza di effetti protettivi derivanti dell’assunzione di latte e latticini sul rischio di osteoporosi e frattura dell’anca, mentre “ogni ulteriore assunzione di latte di 200 grammi al giorno è stata associata a un rischio maggiore del 9% di frattura dell’anca”.
Precedenti meta-analisi hanno riportato risultati simili: nessuna evidenza di effetti protettivi del consumo di latte6 e nessun collegamento tra uno scarso consumo di latte e rischio di frattura dell’anca7.
Infine, per ciò che riguarda il calcio, una meta-analisi8 di studi di coorte di grandi dimensioni e studi clinici randomizzati ha rilevato che l’assunzione di calcio non influisce e non riduce il rischio di frattura nelle donne e nemmeno negli uomini. Si è scoperto altresì che l’integrazione del calcio senza la vitamina D può addirittura aumentare il rischio di frattura.
Acidi grassi omega-3/6: effetti sulla massa ossea
Gli acidi grassi polinsaturi essenziali (PUFA) comprendono 2 classi principali denominate omega-6 e omega-3. La fonte più comune di acidi grassi omega-6 è l’acido linoleico (LA) presente in alte concentrazioni in vari oli vegetali da semi, mais, girasole, enotera, lino, arachidi, ma anche soia. Questa classe di acidi grassi promuove l’infiammazione.
Gli acidi grassi n-3 eicosapentaenoici (EPA) e docosaesaenoici (DHA) si trovano nel grasso di pesce.

Un aumento dell’assunzione di omega-3 rispetto agli omega-6 può ridurre e modulare l’infiammazione e controllare la perdita di massa ossea9
Esistono diversi meccanismi con cui gli acidi grassi alimentari influenzano l’osso: effetto sull’equilibrio del calcio, sulla formazione di nuovi osteoblasti e sull’attività osteoblastica, sul cambiamento della funzione della membrana, la diminuzione delle citochine infiammatorie come interleuchina-1 (IL-1), interleuchina-6 (IL-6), fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa) e modulazione del perossisoma gamma del recettore attivato dai proliferatori (PPARgamma).
Studi su animali hanno dimostrato che un rapporto più elevato di acidi grassi omega-3/omega-6 è associato a effetti benefici sulla salute delle ossa e a una ridotta infiammazione.10.
Proteine e salute dello scheletro
I minerali (non solo calcio e magnesio ma anche boro, fosforo, manganese e altri) che compongono le ossa sono strutturati grazie a una matrice proteica: il collagene.
In passato, si teorizzava che il metabolismo delle proteine potesse destabilizzare l’equilibrio acido-base.
Quando l’organismo si trova nelle condizioni di dover neutralizzare l’acido, può intaccare le riserve di calcio. Quest’ultimo, una volta conclusa la sua funzione tampone, viene escreto nelle urine.
Benché le diete a maggior apporto proteico siano state collegate a ipercalciuria, è necessario fare una precisazione.
La maggior parte degli studi che in passato hanno confrontato l’assunzione di proteine e l’escrezione di calcio, si sono concentrati sui prodotti lattiero-caseari come fonte proteica.
In realtà, l’aumento dell’apporto di calcio icrementa l’escrezione dello stesso nelle urine: meccanismo col quale i latticini, a lungo andare, danneggiano la salute dello scheletro.
Studi più recenti hanno dimostrato che tra le funzioni delle proteine provenienti dalla carne vi è la promozione della crescita ossea e il ritardo dell’invecchiamento.
Per contro, una dieta a ridotto apporto di proteine animali si associa ad un rischio maggiore di fratture dell’anca.
Dati clinici suggeriscono che il consumo di carne favorisce i processi di costruzione dell’osso, senza segni di ipercalciuria o perdite di calcio dalla struttura ossea. Oltre a ciò, un aumento dell’assunzione di carne riduce i livelli del paratormone, l’ormone che regola i livelli di calcio e di fosforo nel sangue, mentre restano stabili i marcatori della formazione del tessuto osseo11
Microbiota intestinale e osteoporosi
La disbiosi intestinale può portare a infiammazione sistemica, malassorbimento di nutrienti, tra cui il calcio. Di recente, il ruolo del microbiota del tratto digestivo è divenuto oggetto di numerose indagini in relazione all’osteoporosi.
Sempre più studi segnalano che nei pazienti con osteoporosi è presente una forte correlazione tra disbiosi e diminuzione della densità ossea.
Oltre alla valutazione degli indicatori infiammatori interleuchina-1 (IL-1), IL-6 e del fattore-alfa di necrosi tumorale, i ricercatori raccomandano una indagine del profilo microbico dell’intestino.
Tra le terapie che aiutano a normalizzare il microbiota del tratto digestivo nei pazienti con osteoporosi si segnalano:
- l’uso di oli essenziali mirati in sostituzione dei classici antibiotici12 per ristabilire l’eubiosi batterica.
- Fibre prebiotiche che promuovono la crescita di batteri produttori di acidi grassi catena corta,
- probiotici mirati che hanno dimostrato di ridurre la perdita di densità ossea13.
Farmaci che possono essere causa di osteoporosi
I farmaci sono un’importante causa secondaria di osteoporosi. I glucocorticoidi, spesso utilizzati come antinfiammatori anche nelle terapie per l’osteoporosi, sono una importante contributo all’osteoporosi stessa14.
Altri farmaci noti per causare osteoporosi sono: gli antiepilettici, gli inibitori di aromatasi, terapie ormonali, diuretici, anticoagulanti inibitori selettivi della serotonina, inibitori della tiroxina e gli inibitori di pompa protonica15.
Gastroprotettori, alginati (a base di alluminio) e contraccettivi ormonali
Nella classifica dei farmaci maggiormente consigliati troviamo i gastroprotettori meglio definiti come inibitori di pompa protonica. I nomi commerciali più comuni sono omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo.
Purtroppo, questi farmaci vengono prescritti senza avvertire che possono aumentare il rischio di osteoporosi e fratture, ma non solo. Nonostante l’apparente definizione rassicurante di queste molecole, in realtà si tratta di barriere all’assorbimento di vitamina B12, interferendo di fatto con il metabolismo dell’omocisteina, un importante fattore di rischio cardiovascolare e neurodegenerativo.
ESOFAGITE EOSINOFILA
La terapia a base di inibitori di pompa protonica viene erroneamente prescritta anche nell’esofagite eosinofila, una malattia infiammatoria cronica dell’esofago. In realtà, l’esofagite eosinofila è causata da allergia alle proteine del latte di mucca. Una terapia adeguata dovrebbe prevedere una dieta priva di latticini contenenti caseine e lattosio1617.
Una revisione del 2019 fornisce delle prove attuali e spiega i meccanismi coinvolti nell’azione degli inibitori di pompa protonica18.
Spesso accade che con la sospensione di questi farmaci, proprio per cercare di placare i disturbi da reflusso, si passi ad utilizzarne altri a base di alluminio. Tra i nomi commerciali più famosi troviamo ad esempio malox e gaviscon.
L’alluminio è un elemento abbondante in natura, ma quando entra nel corpo presenta il conto: tra i suoi effetti collaterli troviamo l’osteoporosi19.
Alcuni farmaci contraccettivi, orali e non, possono essere causa di osteoporosi
Omocisteina e osteoporosi
Elevati livelli di omocisteina sono associati a stress ossidativo, aumento del ricambio osseo e aumento del rischio di fratture.
L’omocisteina interferisce con la reticolazione del collagene e il suo impatto sull’osso può essere significativo.
Negli anziani, elevati livelli di omocisteina possono aumentare il rischio di frattura dell’anca del 70%20.
Fumare aumenta i livelli di omocisteina21.
I pazienti con osteoporosi hanno uno squilibrio tra marcatori ossidativi e antiossidanti e sono soggetti a infiammazione cronica.
L’infiammazione cronica subclinica riduce l’attività degli osteoblasti, le cellule che, assorbendo i minerali dal sangue, formano e rimodellano il tessuto osseo. [Testo di approfondimento].
Gli antiossidanti proteggono dai danni dei radicali liberi con effetti ben documentati in letteratura.
Anche se non c’è ancora un consenso unanime sul nesso tra osteoporosi e livelli elevati di omocisteina, un certo numero di studi lo ha evidenziato chiaramente22.
La riboflavina (vitamina B2), la piridossina (vitamina B6), l’acido folico (vitamina B9) e la cobalamina (vitamina B12) sono cofattori o substrati coinvolti nel metabolismo e nella regolazione dei livelli dell’omocisteina23.
Diagnosi di osteopenia tra mito e realtà
Solamente un’indagine strumentale può rivelare la presenza e la gravità di osteoporosi. Tuttavia, è bene tenere d’occhio qualche sintomo e sapere quando preoccuparsi.
Quali sono i sintomi per l’osteoporosi?
Le prime fasi di sviluppo di osteoporosi sono prive di sintomi e in genere si scopre di avere ossa deboli solo dopo una frattura.
Tuttavia, alcuni segnali potrebbero indicare una potenziale perdita ossea, tra cui ad esempio:
- gengive che si ritirano. Uno dei segnali che la mascella sta perdendo osso sono le gengive ritirate, ma occorre verificare col proprio dentista.
- Forza di presa debole. Non si tratta solamente di un segnale che dobbiamo allenare la forza, merita delle indagini, perché è stato collegato non solo alla riduzione complessiva della densità minerale ossea e all’aumento del rischio di cadute24, ma anche a una maggior rischio di disturbi cardiovascolari, di malattie infiammatorie, tra cui artrite reumatoide.
- Unghie deboli e fragili, benché suscettibili di modifiche a seconda della temperature e dei trattamenti a cui vengono sottoposte.
Nelle fasi più avanzate di osteoporosi talvolta basta anche un forte starnuto per rompersi una costola e la colonna vertebrale può subire micro fratture che danno luogo a compressioni dei nervi che si irradiano dal midollo spinale.
Densiometria ossea
La diagnosi di osteoporosi / osteopenia e il livello di gravità vengono rilevate dalla densitometria ossea, un esame che utilizza il sistema MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) oppure DEXA (Dexa: Dual-Energy X-ray Absorptiometry).
Una densiometria alterata che segnala una ridotta densità minerale ossea (BMD: dall’inglese Bone Mineral Density) si ritiene aumenti il rischio di fratture.
Questo tipo di diagnosi però è stata oggetto di critiche perché presenta forti limitazioni25.
Inoltre, non è sufficiente per prevedere un aumento delle fratture nelle singole donne.
Secondo alcune stime26, il 70% delle fratture si verificano in donne sane, con una densità minerale medio-alta. Viceversa, solo la metà del restante 30% di coloro che hanno ricevuto una diagnosi di fragilità ossea subisce una frattura, mentre l’altra metà assume inutilmente medicinali come i bisfosfonati, oppure gli anticorpi monoclonali (Prolia, Evenity), che hanno una lunga lista di effetti collaterali27.
Talvolta le donne sono spaventate dalla diagnosi di osteopenia, tanto da temere persino di fare streching o un’attività fisica vigorosa che invece gli studi promuovono proprio per la salvaguardia della salute delle ossa!
È plausibile infatti che la prevenzione delle fratture dipenda dallo stato della muscolatura, più che da una diagnosi di ridotta densità ossea.
In altre parole, se facciamo poco movimento, la funzione muscolare si riduce, favorendo la perdita dell’equilibrio e quindi le cadute28.
Integrazione studiata per la salute delle ossa
La sinergia di micronutrienti presenti nell’elenco cliccabile che segue, si trova contenuta in un unico specifico integratore, Osteovital, consigliato dai migliori professionisti anche a pazienti con difetti dell’enzima MTHFR.
Osteovital contiene solo micronutrienti ad elevata biodisponibilità ed è stato studiato per sostenere i fisiologici meccanismi che controllano la mineralizzazione e il metabolismo delle ossa.
- il normale metabolismo osseo,
- la protezione del tessuto connettivo osseo,
- il fisiologico rimodellamento delle strutture osteoarticolari,
- la normale sintesi di collagene.
Secondo alcune stime, più del 70% della popolazione è carente di magnesio. Nello specifico, è preoccupante la carenza subclinica, spesso presente in soggetti giovani e sani, ritenuta alla base di malattie croniche e morte precoce2930.
Le cause principali risiedono nella lavorazione industriale del cibo, nell’uso di diserbanti e concimi in agricoltura, nell’inquinamento, nei farmaci.
Il nostro corpo contiene circa 20-25 g (0,35 g/kg) di magnesio, il 90% del quale è contenuto nelle cellule di muscoli e ossa (rispettivamente ~27% e ~63%)31.
Il magnesio extra-cellulare (fuori dalle cellule), che si trova nel siero e nei globuli rossi, rappresenta solo un ∼1% del magnesio totale e in caso di carenza l’organismo risponde prelevando il magnesio dalle ossa32.
Ne deriva che la diagnosi di carenza non può basarsi solo sul dosaggio del magnesio nel sangue o nelle urine.
Molto più utile è la prova da carico per via intramuscolare, seguita da monitoraggio dell’escrezione urinaria. In caso di carenza, gran parte del magnesio iniettato viene trattenuto, se invece il bilancio è positivo, la maggior parte del minerale viene eliminata con le urine.
Ruolo del magnesio nell’attivazione della vitamina D PubMed Il magnesio agisce come cofattore nelle reazioni enzimatiche che, nel fegato e nei reni, metabolizzano la vitamina D. |
La carenza subclinica di magnesio: una delle principali cause di malattie cardiovascolari e una crisi di salute pubblica. British Medical Journal Scopo dello studio Chiarire la carenza subclinica, le cause, i rischi e le conseguenze sulla salute. Per ciò che riguarda la salute delle ossa, il gruppo di studio riporta che:
Dopo un carico di magnesio per via endovenosa, l’aumento della ritenzione (mancata escrezione nelle urine), suggerisce che il magnesio viene trattenuto nelle ossa dopo il test. I ricercatori sottolineano nelle conclusioni che la carenza subclinica di magnesio non si manifesta con sintomi clinicamente evidenti e probabilmente è un fattore che determina ipertensione, aritmie, calcificazioni arteriose, aterosclerosi, insufficienza cardiaca e aumento del rischio di trombosi. La carenza subclinica di magnesio è ancora poco riconosciuta come principale causa di malattie cardiovascolari. È necessario un maggiore sforzo di salute pubblica per informare sia il paziente che il medico sulla prevalenza, sui danni e sulla diagnosi della carenza subclinica di magnesio. |
Ha un ruolo importante anche nella regolazione degli estrogeni. Nelle donne in menopausa, l’osteoporosi viene favorita persino da livelli di piridossina tendenti ai valori minimi del range di normalità (50-250 mg/ml), ancor prima di arrivare alla carenza.
Uno stato carenziale innesca e mantiene l’infiammazione di basso grado, riduce la densità ossea e la funzionalità delle articolazioni33.
Nelle malattie caratterizzate da infiammazione persistente subclinica, alcuni ricercatori hanno evidenziato un incremento del fabbisogno, tanto da richiamare l’attenzione sulla necessità di aumentare i livelli minimi raccomandati, attualmente fissati a circa 2 mg al giorno negli adulti3435.
Effetto delle vitamine B sulla densità minerale ossea e sul rischio di fratture in uomini e donne anziani: studio Rotterdam. PubMed Vitamina B6 e riboflavina sono associate a un aumento della densità minerale ossea (BMD). Un livello di omocisteina leggermente elevato è un fattore di rischio potenzialmente modificabile per le fratture causate da osteoporosi legate all’età. Un’omocisteina elevata può avere una causa nutrizionale, come un’assunzione inadeguata di folato, riboflavina, piridossina o cobalamina, che servono come cofattori o substrati per gli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’omocisteina. Nello studio si esamina l’associazione tra l’assunzione di vitamine B (riboflavina, piridossina, folato e cobalamina) e la densità minerale ossea del collo del femore e il rischio di fratture in un’ampia coorte di anziani caucasici. Sono stati studiati 5304 individui di età pari o superiore a 55 anni per oltre 7 anni, raccogliendo informazioni attraverso questionari e registrando le fratture. Nelle conclusioni i ricercatori riportano che una maggior assunzione di riboflavina e piridossina è associata a una miglior densità minerale dell’osso (BMD). La vitamina B6 è stata associata a una riduzione del rischio di fratture indipendentemente dalla densità minerale ossea. |
L’integrazione sovraregola gli enzimi che consentono questo processo, ma anche molti altri nel nostro corpo, migliorando la risposta cellulare e contrastando la degenerazione dei tessuti connettivi. Un tessuto connettivo sano è indispensabile nelle strutture di articolazioni e ossa, così come in quelle vascolari e cardiache.
La vitamina C si perde facilmente nelle urine e non ci sono evidenze scientifiche che grandi quantità (fino a 10 g/die negli adulti) esercitino effetti avversi o tossici.
Un’assunzione massima o al di sotto dei 2 g al giorno evita episodi di diarrea in alcuni adulti con una bassa tolleranza intestinale.
Evidenze di un legame positivo tra consumo / integrazione di acido ascorbico e densità minerale ossea. PubMed
Lo scopo di questa revisione narrativa è stato quello di considerare lo stato dell’arte sulla correlazione tra la densità minerale ossea (BMD), l’assunzione di Acido Ascorbico (AA) con la dieta e i livelli ematici di AA, nonché sull’efficacia dell’integrazione di AA nell’uomo. Su 1031 studi ne sono stati selezionati 25. Sono stati esclusi dalla revisione gli studi in vitro, in vivo (con animali) e le sperimentazioni cliniche non RCT (randomize controlled trial). Quindici studi hanno valutato le correlazioni tra assunzione di AA e BMD: otto studi hanno dimostrato una correlazione positiva in 9664 donne in menopausa e un’interazione significativa tra gli effetti dell’assunzione di AA e la terapia ormonale. Questi dati sono stati confermati anche a partire dall’adolescenza (14.566 soggetti). Considerando gli studi sulla concentrazione ematica di AA in relazione alla BMD, ce ne sono quattro (337 pazienti) che confermano una correlazione positiva. Per quanto riguarda gli studi sull’integrazione, ve ne sono sei (2671 soggetti), di cui uno condotto con la supplementazione di AA esclusivamente in 994 donne in postmenopausa con una dose media giornaliera di 745 mg (periodo medio: 12,4 anni). I valori della densità minerale ossea sono risultati superiori di circa il 3% nelle donne che hanno assunto l’integrazione. |
L’integrazione di vitamina D in dosi medie di 800-1.000 UI al giorno sembra essere ottimale per ridurre il rischio di cadute e fratture ossee per osteoporosi. L’integrazione quotidiana, rispetto a quella intermittente, è stata segnalata per essere la più efficace36.
L’interazione sinergica tra le vitamine D e K per la salute delle ossa e del sistema cardiovascolare. PubMed
Lo scopo dello studio è riassumere le prove disponibili dell’interazione sinergica tra le vitamine D e K sulla salute delle ossa e del sistema cardiovascolare. Estratto dalla pubblicazione. EVIDENZE IN VITRO Le colture di cellule di osteoblasti umani indicano che la glicossidazione interferisce con la maturazione degli osteoblasti; tuttavia, questo processo può essere controbilanciato dall’aggiunta di vitamine D e K, che invertono la glicossidazione dannosa su diversi marcatori ossei. TRIAL CLINICI Un piccolo studio condotto su 15 donne sane ha indicato che 3 settimane di integrazione di 20 ml di olio extravergine di oliva arricchito con vitamine D, K e B6 hanno portato a concentrazioni più basse di osteocalcina non carbossilata. Un numero crescente di studi randomizzati controllati ha dimostrato gli effetti combinati delle vitamine D e K sull’osteoporosi postmenopausale, per lo più condotti in Giappone con una durata compresa tra 8 settimane e 3 anni . Uno studio randomizzato con 4 bracci (dieta, menachinone-4, colecalciferolo e menachinone-4 + colecalciferolo) ha dimostrato che solo il braccio con vitamina K2 (menachinone-4) e vitamina D3 (colecalciferolo) ha aumentato la densità minerale ossea. Risultati simili sono stati riscontrati in un altro studio condotto su donne in postmenopausa con osteoporosi, monitorate per circa 5 anni dopo la menopausa. |
Grazie alla sua capacità di abbassare i livelli di omocisteina, gli effetti dell’acido folico si estendono alla salute cardiovascolare, mentale, dell’apparato digerente e del sistema immunitario.
Di recente sono stati evidenziati anche i benefici per la salute delle ossa, a prescindere dai livelli di omocisteina.
Relazione tra acido folico, vitamina B12 e omocisteina e variazione della densità minerale ossea vertebrale nelle donne in postmenopausa. Una valutazione longitudinale di cinque anni. PubMed
In questo studio si è voluto determinare se nelle donne in post-menopausa i livelli di acido folico, omocisteina o vitamina B12 siano predittivi del tasso di variazione della densità minerale ossea vertebrale (BMD). Lo studio è partito con 161 donne sane in postmenopausa che si sono offerte volontarie per una valutazione trasversale della BMD e dei livelli di folato, omocisteina e vitamina B12 nel siero. Le donne sono state richiamate per una seconda valutazione della BMD vertebrale dopo circa 5 anni. L’analisi è stata possibile in 117 donne in postmenopausa, dopo che sono state escluse coloro che avevano utilizzato terapie antiriassorbitive per più di 1 anno. I valori di BMD erano correlati ai livelli di acido folico, ma non di omocisteina o di vitamina B12, suggerendo che la carenza di folato riveste un ruolo importante nel declino della densità minerale ossea vertebrale delle donne in postmenopausa. |
Il boro è un oligominerale importante perché37:
- è essenziale per la crescita e il mantenimento delle ossa,
- migliora notevolmente la guarigione delle ferite,
- migliora l’utilizzo di estrogeni, testosterone e vitamina D da parte dell’organismo,
- aumenta l’assorbimento del magnesio,
- riduce i livelli di biomarcatori infiammatori, come la proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP) e il fattore di necrosi tumorale μ (TNF-μ),
- aumenta i livelli di enzimi antiossidanti, come la superossido dismutasi (SOD), la catalasi e la glutatione perossidasi,
- protegge dallo stress ossidativo indotto da pesticidi e metalli pesanti,
- migliora l’attività elettrica del cervello, le prestazioni cognitive e la memoria a breve termine degli anziani,
- influenza la formazione e l’attività di S-adenosil metionina (SAM-e) e di NAD+ (nicotinammide adenina dinucleotide),
- ha dimostrato effetti preventivi e terapeutici in diversi tipi di cancro.
Niente di noioso sul boro. PMC4712861 La rassegna si concentra sugli effetti più importanti del boro sulla salute umana, con riferimento:
Grazie ai suoi effetti antinfiammatori, il boro può contribuire ad alleviare l’artrite e a migliorare le funzioni cerebrali. Inoltre ha dimostrato effetti antitumorali così significativi che i composti borati vengono ora utilizzati nel trattamento di diversi tipi di cancro. Viene fornita una sintesi delle prove che suggeriscono di considerare il boro come un micronutriente essenziale, insieme alle principali fonti alimentari e alle raccomandazioni di assunzione. In numerosi studi gli effetti benefici del boro appaiono con assunzioni maggiori di 3 mg/die. L’assunzione massima di sicurezza è stata fissata in 20 mg/die per gli individui di età ≥ 18 anni. Un dosaggio di 3 mg/die potrebbe essere utile a tutti gli individui che consumano una dieta povera di frutta e verdura o che sono a rischio di osteopenia, osteoporosi, osteoartrite (OA) o cancro al seno, alla prostata o ai polmoni. |
Nei soggetti adulti e nelle donne in post-menopausa un adeguato apporto di calcio è stato correlato a una maggiore robustezza delle ossa in svariati studi.
Il calcio si trova perlopiù nei latticini e nelle verdure, ma l’assorbimento può essere influenzato da molteplici fattori, tra cui ad esempio: i farmaci (gastroprotettori, diuretici, antiepilettici e altri), ipovitaminosi D, un intestino in cattivo stato e altre condizioni di salute.
C’è poi da dire che la deposizione di calcio nelle ossa dipende anche dalla stabilità delle strutture di collagene, laddove si fissano tutti i minerali.
Integrazione di calcio, densità minerale ossea e contenuto minerale osseo. Predittori dei cambiamenti della massa ossea nelle madri adolescenti durante il periodo post-partum di 6 mesi. PubMed
Sperimentazione clinica durata 6 mesi, non controllata con placebo, che ha coinvolto 37 donne tra i 18-29 e i 30-44 anni di età e in sovrappeso. L’integrazione di calcio è stata fatta tramite prodotti alimentari (932 mg di calcio) e tramite compresse (1000 mg). |
Entra in molti processi biologici, quali: la regolazione del pH ematico, il metabolismo energetico, la trasmissione di informazione tra cellule, la biosintesi di acidi nucleici, la funzione delle membrane e la mineralizzazione dell’osso.
La maggior parte del fosforo si trova nelle ossa e nei denti.
Benché il fosforo sia presente in moltissimi cibi, vi sono condizioni che ne riducono l’assorbimento e le concetrazioni, tra cui:
bassi livelli di vitamina D, elevate concentrazioni di calcio, eccesso di insulina, elevati livelli di cortisolo, uso di antiacidi, digiuno, astinenza da alcool, esercizio fisico eccessivo, ridotta funzionalità renale, nutrizione parenterale, ipotiroidismo, iperparatiroidismo, sindrome di Cushing.
Integratore Funzionale con Fosforo
Fonte: Arienti, G. Le basi molecolari della nutrizione, Piccin 4° edizione
Associazione tra assunzione di fosforo e salute delle ossa nella popolazione NHANES. PubMed
L’obiettivo di questo studio era stimare le associazioni tra assunzione di fosforo (P) e i parametri di salute delle ossa, come il contenuto minerale osseo e la densità minerale ossea. I dati sono stati raccolti da maschi e femmine di età compresa tra 13 e 99 anni che hanno partecipato al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) 2005-2010. Le analisi hanno mostrato che una maggiore assunzione di fosforo era associata a una maggiore assunzione di Ca e che i rapporti Ca:P nella dieta (0,51-0,62, con una media di 0,60 per gli adulti) erano adeguati in tutti i gruppi di età/sesso. Un’elevata assunzione di P ha migliorato il contenuto minerale osseo nelle adolescenti di sesso femminile (Q4 vs. Q1: BMC, 30,9 ± 1,1 vs. 29,0 ± 0,5 g, P = 0,001). Sono anche migliorati sia il contenuto che la densità minerale ossea negli adulti di età superiore ai 20 anni, nei quali si è ridotto il rischio di osteoporosi (Q4 vs Q1: OR di osteoporosi, 0,55; intervallo di confidenza [CI] al 95%, 0,39-0,79; P = 0,001; BMC, 37,5 ± 0,4 vs 36,70 ± 0,3 g, P < 0,01; BMD, 0,986 ± 0,004 vs 0,966 ± 0,005 g/cm2, P < 0,05). I dati suggeriscono che un’elevata assunzione di P non ha effetti negativi sul metabolismo osseo in popolazioni con un’adeguata assunzione di Ca, ed è anche associata a parametri ossei positivi in base ai gruppi per età e sesso. |

In sede epatica e renale, a partire dalla lisina (e metionina) avviene la sintesi di carnitina ad opera di enzimi che richiedono Niacina, Vitamina B6, Vitamina C e Ferro.
La sperimentazione a dosi consistenti ha consentito di scoprire che la lisina è un efficace antivirale38, contrasta la proliferazione di cellule neoplastiche39, lo stress e l’ansia40, favoriscce la guarigione delle ferite/fratture 41.
È indispensabile per la salute di articolazioni e ossa in quanto serve alla crescita muscolare, alla produzione di collagene. Stimola, altresì, la formazione di tessuto osseo.
L’integrazione di lisina aumenta l’assorbimento intestinale del calcio e riduce la perdita urinaria del minerale42.
La sicurezza della lisina è ben documentata. Con la dose più alta di 6 g al giorno, si possono manifestare effetti gastrointestinali che rientrano abbassando il dosaggio43.
L-lisina alimentare e metabolismo del calcio nell’uomo. PubMed
Scopo dello studio Esaminare il potenziale effetto della L-lisina sul metabolismo del Ca nell’uomo attraverso due sperimentazioni. In una sono stati confrontati gli effetti acuti di un carico orale di Ca (3 g come CaCl2) somministrato con o senza 400 mg di L-lisina in 15 donne sane e 15 interessate da osteoporosi. In tutti i casi, il carico orale di Ca ha determinato un aumento progressivo del Ca totale e del Ca2+ nel siero e una concomitante diminuzione del cAMP, in grado di svilupparsi nel tessuto renale. Come previsto, è stato osservato anche un aumento progressivo dell’escrezione urinaria di Ca, ma non nei soggetti sani trattati con L-lisina. In una seconda sperimentazione, sono stati confrontati gli effetti di un’integrazione a breve termine con L-lisina, L-valina o L-triptofano (800 mg/die) sull’assorbimento della frazione 47Ca in 45 pazienti con osteoporosi. La L-lisina, ma non la L-valina o il L-triptofano, ha aumentato significativamente l’assorbimento intestinale del minerale. I risultati suggeriscono che la L-lisina può sia aumentare l’assorbimento intestinale del Ca sia migliorare la conservazione renale del Ca assorbito. Gli effetti combinati possono contribuire a un bilancio positivo del Ca, suggerendo così una potenziale utilità degli integratori di L-lisina per interventi sia preventivi che terapeutici nell’osteoporosi. |
Contribuisce al corretto rimodellamento dei tessuti ossei e alla riduzione del rischio di perdita della densità ossea.
La sicurezza del betacarotene è ben documentata. La conversione di betacarotene a retinolo avviene in modo limitato al fabbisogno44.
Diversi trial clinici hanno utilizzato dosaggi di 15/20 mg al giorno senza rilevare alcun effetto collaterale45.
Inoltre, il betacarotene è stato utilizzato con successo per trattare le malattie da fotosensibilità ereditarie per oltre 15 anni a dosaggi di 180 mg/die o più, senza effetti avversi se non la carotenemia46.
Effetti dell’assunzione di β-carotene sul rischio di fratture: una meta-analisi bayesiana. PubMed
OBIETTIVO DELLO STUDIO Chiarire se esiste un’associazione tra assunzione di β-carotene e il rischio di fratture. I dati clinici di 190.545 uomini e donne, con un’età media di circa 60 anni sono stati estrapolati da studi selezionati nelle banche dati di PubMed, EMBASE e Cochrane. Per la sintesi e l’elaborazione statistica sono stati utilizzati i modelli statistici frequentista e bayesiano a effetti casuali. La probabilità che l’integrazione di betacarotene riducesse il rischio di frattura dell’anca e di qualsiasi tipo di frattura di oltre il 20%, è stata del 95%. CONCLUSIONI Più l’assunzione di β-carotene era elevata minore era il rischio di fratture, un dato evidenziato anche negli studi caso-controllo e di coorte. Per confermare questa relazione sono necessari ulteriori studi controllati randomizzati. |
Il manganese è un minerale traccia che viene immagazzinato nei tessuti del nostro corpo. Si trova soprattutto nelle ossa, nel fegato, nel pancreas e nei reni, ed è coinvolto nei seguenti processi47:
- formazione di ossa e tessuti connettivi,
- regolazione del glucosio,
- coagulazione del sangue,
- sintesi di neurotrasmettitori,
- regolazione ormonale.
L’integrazione combinata con altri nutrienti, tra cui vitamina D, calcio, magnesio, zinco e rame, contribuisce a sostenere articolazioni e ossa soprattutto nelle donne anziane o in postmenopausa.
Il glifosato causa deplezione di manganese negli animali e negli esseri umani48.
Importanza del manganese per la salute delle ossa: panoramica e aggiornamento Sage Journals Scopo della revisione Considerare lo stato dell’arte sulla relazione tra manganese e salute delle ossa nell’uomo e sull’efficacia dell’integrazione di manganese (da solo o con altri micronutrienti) sulla mineralizzazione ossea. Questa revisione ha incluso 4 studi ammissibili. Tutta la letteratura pubblicata è concorde nel mostrare che le donne osteoporotiche hanno livelli sierici di manganese più bassi rispetto alle donne con densità minerale ossea normale, confermando:
Due studi hanno valutato l’efficacia di un integratore orale di Mn per 2 anni sulla densità minerale ossea delle donne in menopausa. La perdita di massa ossea è risultata significativamente maggiore nel gruppo placebo. Coloro che invece avevano regisrato miglioramenti avevano assunto 5,0 mg di Mn/die nello studio di Strause, e 2,5 mg di Mn/die nello studio di Saltman. Oltre al manganese, però, l’integrazione conteneva calcio e un insieme di microelementi: magnesio, rame e zinco. |
Si tratta di uno dei principali aminoacidi presenti nella cartilagine ed è importante per mantenere la giovinezza della pelle, per riparare i danni ai muscoli, al tessuto connettivo e alla pelle.
Dal punto di vista biochimico, un terzo della molecola di collagene è composto da glicina. La componente aminoacidica più importante è costituita dalla prolina e dall’idrossiprolina, che insieme costituiscono circa il 23% della molecola di collagene.
L-prolina non è un aminoacido essenziale: può essere sintetizzato a partire da L-glutammato. Tuttavia, l’integrazione congiunta con altri micronutrienti ha dimostrato di offrire molteplici benefici anche a livello cardiovascolare5051.
La presenza di vitamina C è essenziale per idrossilare la prolina nel collagene.
L’effetto della supplementazione di micronutrienti multipli sulla qualità della vita in pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica secondaria a cardiopatia ischemica: uno studio clinico prospettico in serie. PMC4572086 Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’influenza dell’integrazione di 30 micronutrienti diversi (inclusi 110 mg/die di L-prolina) utilizzando la misura della qualità della vita su pazienti con insufficienza cardiaca secondaria a cardiopatia ischemica. Sono stati monitorati 12 pazienti per un periodo compreso tra 3 e 8 mesi, utilizzando il questionario MLHFQ (Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire) come unica misura di outcome. L’esito primario era la variazione del punteggio nel tempo tra l’inizio e la fine del trattamento con l’integrazione. Il test a coppie ha mostrato una differenza tra il basale e il punto finale del trattamento statisticamente significativa. Dalle rilevazioni emerge che una dose elevata di micronutrienti multipli può avere effetti benefici sulla funzione cardiaca nei pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica. In chiusura si rimanda alla necessità di studi controllati a lungo termine. |
Un deficit di rame, può provocare anemia, perché è indispensabile per l’assorbimento e l’utilizzo del ferro nelle cellule. Per contro, elevati livelli di ferro e zinco inibiscono l’assorbimento del rame.
L’enzima lisil ossidasi necessita del rame per formare i legami crociati tra collagene ed elastina.
Pertanto, un deficit di rame si traduce in una perdita dell’integrità del collagene che si manifesta con osteoporosi, debolezza dei vasi sanguigni e anomalie a carico di articolazioni e ossa.
In commercio si può trovare il citrato di rame e il bisglicinato di rame.
Nel mercato degli integratori alimentari il citrato di rame è quello più utilizzato perché più economico, ma ci sono dubbi sulla sua biodisponibilità.
Il bisglicinato di rame, invece, è legato a un substrato di glicerina e viene assorbito direttamente nel sangue. Questo tipo di rame ha una biodisponibilità molto più elevata rispetto al rame citrato.
L’effetto della supplementazione di micronutrienti multipli sulla qualità della vita in pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica secondaria a cardiopatia ischemica: uno studio clinico prospettico in serie. PMC4572086 Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’influenza dell’integrazione di 30 micronutrienti diversi (inclusi 0,3 mg/die di rame) utilizzando la misura della qualità della vita su pazienti con insufficienza cardiaca secondaria a cardiopatia ischemica. Sono stati monitorati 12 pazienti per un periodo compreso tra 3 e 8 mesi, utilizzando il questionario MLHFQ (Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire) come unica misura di outcome. L’esito primario era la variazione del punteggio nel tempo tra l’inizio e la fine del trattamento con l’integrazione. La variazione del punteggio totale medio dell’MLHFQ è stata di 27,08 ± 20,43 e il punteggio medio dei sintomi è stato di 4,67 ± 3,34. Il T-test a coppie ha mostrato una differenza tra il basale e il punto finale del trattamento (P < 0,001), statisticamente significativa. Dalle rilevazioni emerge che una dose elevata di micronutrienti multipli può avere effetti benefici sulla funzione cardiaca nei pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica. In chiusura si rimanda alla necessità di studi controllati a lungo termine. |
Una grave privazione di silicio nella dieta degli animali in crescita causa una crescita anormale e difetti dei tessuti connettivi.
In studi recenti, l’integrazione con silicio in ratti ovariectomizzati ha ridotto il riassorbimento e la perdita ossea, ha aumentato la formazione e il contenuto minerale.
Negli esseri umani, due studi epidemiologici hanno riportato che l’aumento dell’assunzione di silicio è correlato a un aumento della densità minerale ossea per gli uomini, le donne in premenopausa e le donne in postmenopausa in terapia ormonale sostitutiva.
Altri studi hanno dimostrato che nei soggetti osteoporotici l’integrazione di silicio ha determinato un aumento del volume osseo e un incremento della densità minerale del femore e della colonna lombare.
Tra le forme organiche di silicio di ottima biodisponibilità, troviamo l’estratto standardizzato da Equisetum arvense (pianta nota anche con il nome di coda cavallina).
Rif.: Pepa GD, Brandi ML. Microelements for bone boost: the last but not the least. Clin Cases Miner Bone Metab. 2016 PMCID: PMC5318168
SILICIO E SALUTE DELLE OSSA PMC2658806 La scarsa massa ossea (osteoporosi) è un’epidemia silenziosa del XXI secolo, che attualmente nel Regno Unito provoca oltre 200.000 fratture all’anno con un costo di oltre un miliardo di sterline. Le cifre sono destinate ad aumentare in tutto il mondo. La comprensione dei fattori che influenzano il metabolismo osseo è quindi di primaria importanza per stabilire misure preventive o trattamenti per questa condizione. L’alimentazione è un importante fattore determinante per la salute delle ossa, ma gli effetti dei singoli nutrienti e minerali, oltre al calcio, sono poco conosciuti. Le prove accumulate negli ultimi 30 anni suggeriscono fortemente che il silicio alimentare è benefico per la salute delle ossa e del tessuto connettivo e recentemente abbiamo riportato forti associazioni positive tra l’assunzione di Si con la dieta e la densità minerale ossea in coorti statunitensi e britanniche. L’esatto ruolo biologico del silicio nella salute delle ossa non è ancora chiaro, anche se sono stati suggeriti diversi possibili meccanismi, tra cui la sintesi del collagene e/o la sua stabilizzazione e la mineralizzazione della matrice. La presente rassegna fornisce una panoramica di questo elemento dietetico naturale, del suo metabolismo e delle prove del suo potenziale ruolo nella salute delle ossa. |
Lo scheletro contiene gran parte dello zinco totale presente nell’organismo.
Lo zinco è altresì necessario per la corretta funzione immunitaria, la replicazione cellulare, la sintesi proteica e altro ancora52.
La crescita, lo sviluppo e il mantenimento di ossa sane dipendono anche da questo minerale53.
Un insufficiente apporto dietetico e bassi livelli ematici di zinco sono associati all’osteoporosi negli uomini adulti 54 e nelle donne in postmenopausa55.
Effetti dell’integrazione di zinco sullo zinco sierico, sull’attività della fosfatasi alcalina e sulla guarigione delle fratture ossee PubMed Obiettivo dello studio Determinare l’effetto dell’integrazione di zinco sulla formazione del callo, sullo zinco sierico e sull’attività della fosfatasi alcalina nell’uomo. Studio clinico randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, durato 60 giorni. Coinvolti 60 pazienti con frattura ossea traumatica. Metà di loro ha ricevuto una capsula di solfato di zinco da 50 mg di zinco al giorno, l’altra metà un placebo. Le informazioni cliniche e individuali sono state rilevate mediante un questionario: l’apporto nutrizionale è stato registrato per 3 giorni all’inizio e alla fine dello studio. Lo zinco e la fosfatasi alcalina sierici sono stati misurati mediante spettroscopia di assorbimento atomico e metodo enzimatico. La formazione del callo durante la guarigione della frattura è stata valutata mediante radiografia dell’osso. Risultati La somministrazione di zinco ha causato un aumento significativo dello zinco sierico e dell’attività della fosfatasi alcalina. La valutazione delle radiografie ossee ha mostrato un significativo progresso nella formazione del callo negli individui che avevano ricevuto l’integrazione di zinco. |
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