Colesterolo alto: è davvero sempre così pericoloso? Cosa ci dicono gli studi più recenti e i dati sulla sopravvivenza?
In questa sede esploriamo in che modo l’alimentazione influenza il colesterolo, i trigliceridi e la glicemia, mostrando, attraverso una serie di studi scientifici, come cambia radicalmente il rischio cardiovascolare e la mortalità.
Nel contempo, vengono esposte le diverse cause di colesterolo alto, che, come vedremo nel corso di questa trattazione, sono in stretta relazione con:
- le caratteristiche intrinseche della molecola di colesterolo,
- i carboidrati nella dieta,
- le funzioni dei suoi principali “trasportatori biologici” che lo mantengono disciolto nel sangue: le lipoproteine LDL – HDL e i globuli rossi.
Dopodiché, sarà più chiaro quando è necessario preoccuarsi, come abbassare il colesterolo e quali esami sono indispensabili al fine di orientare una corretta prevenzione, tenendo presente i maggiori fattori di rischio cardiovascolare: la glicemia elevata, la disbiosi intestinale e i fattori della coagulazione.
Infine, vedremo l’effetto dell’attività sportiva, l’azione dei farmaci e dell’integrazione funzionale al benessere di cuore e arterie e a chi rivolgersi per colesterolo alto.
Colesterolo nell’alimentazione e sintesi endogena
Gran parte del colesterolo presente nel circolo ematico, circa il 75%-80% del totale, deriva dalla sintesi endogena che avviene per metà nel fegato e per il resto nelle ghiandole surrenali, nell’intestino e nelle gonadi1.
Solo il 20-25% del colesterolo deriva dall’alimentazione, soprattutto da alimenti di origine animale2.
Possiamo affermare, quindi, che la maggior parte del colesterolo in circolo non dipende da quanto ne viene introdotto con l’alimentazione34.
Invece, sono le quantità di zuccheri e carboidrati che influenzano rapidamente, più di qualsiasi altro tipo di alimento, la sintesi endogena di lipoproteine LDL (ricche di colesterolo) attraverso il metabolismo del glucosio. In altre parole, più carboidrati introduciamo più “colesterolo” endogeno produciamo. Non solo.
Mentre l’iperglicemia aumenta i trigliceridi, in breve tempo si riducono le lipoproteine HDL, il “colesterolo buono”. Difatti, livelli bassi di HDL hanno un valore predittivo per lo sviluppo del diabete5.
Dunque, prima di chiedersi come abbassare il colesterolo cerchiamo di capire per quali ragioni aumenta, dato che l’alimentazione è solo uno degli aspetti che ne influenza le oscillazioni. Ecco le risposte alle domande più frequenti.
FAQ: domande frequenti sul colesterolo
Iniziamo chiarendo che cos’è il colesterolo e le sue funzioni, cosa significano i dati riportati nelle analisi di laboratorio: le prime 3 riposte aiutano a chiarire tutto il resto.
1. Che cos’è il colesterolo? Cosa sono LDL e HDL?
È indispensabile considerare che il colesterolo è presente in tutte le cellule del corpo, in quanto essenziale per:
- mantenere la corretta fluidità della membrana che circonda ciascuna cellula, consentendole il corretto funzionamento,
- il ricambio cellulare,
- la formazione di nuove cellule: pensiamo ad esempio alla formazione di cellule immunitarie oppure alla crescita muscolare.
Non si tratta semplicemente di un grasso: il colesterolo è una sostanza cerosa, idrofobica, insolubile nell’acqua, ma soprattutto inossidabile. Difatti, la sua struttura biochimica lo differenzia profondamente da altri grassi, come i trigliceridi e i fosfolipidi, che invece sono suscettibili di ossidazione67.
Ecco perché, non a caso, il parametro di riferimento per il calcolo del rischio di infarto è cambiato nel tempo, perché ora si tiene conto dei trigliceridi8, i grassi più pericolosi per la salute cardiovascolare, che aumentano con un’alimentazione ricca di carboidrati e zuccheri.
Come interpretare gli esami del sangue
Il colesterolo può circolare nel sangue all’interno di “navicelle” biologiche, denominate lipoproteine, tramite le quali raggiunge i vari organi, i tessuti e le cellule.
Secondo l’ipotesi più accreditata, un’elevata quantità di lipoproteine LDL farebbe scattare l’infiammazione e l’accumulo di placca nelle arterie9.
Tuttavia, come vedremo, l’infiammazione dipende da ben altri fattori e il colesterolo elevato è solamente una conseguenza. L’alimentazione, l’integrazione e le cure dovrebbero prendere di mira i veri nemici del nostro sistema cardiovascolare, da sempre causa diretta di ictus, infarti e morte precoce:
- trigliceridi elevati10;
- omocisteina alta – un fattore che richiama colesterolo nelle pareti vascolari;
- diabete e insulino resistenza11, i fattori di rischio decisivi per infarto e ictus, e lo vedremo nella risposta alla domanda numero 4;
- disturbi autoimmuni;
- alterazione di alcuni fattori della coagulazione – fibrinogeno e fattore VIII – come si scoprirà nel punto 5;
- un microbiota intestinale in disequilibrio.
Le lipoproteine sono paragonabili a dei sottomarini che si spostano nei fluidi del nostro corpo, mentre possono “consegnare” e “raccogliere” diverse tipologie di molecole.
Quelle che più spesso sono segnalate nei referti possono viaggiare in direzione delle cellule di tutto l’organismo (LDL) oppure verso il fegato (HDL). Il loro viaggio contempla anche l’intestino con la sua flora batterica: un aspetto della salute cardiovascolare considerato sempre più importante dagli studi più recenti.
Ecco allora che, quando leggiamo sul nostro referto
e , dovremmo ricordarci che stiamo osservando la conta di “contenitori biologici” non solo del colesterolo ma anche di altri composti, come vedremo tra poco.Perché distinguere tra lipoproteine e colesterolo?
La terminologia convenzionale di “colesterolo LDL” o “colesterolo HDL” inganna la nostra percezione. Il motivo è molto semplice: il contenuto delle lipoproteine va ben oltre il colesterolo.
Questo schema semplificato mostra una parte del contenuto presente nelle lipoproteine espresso in percentuale. In arancione il contenuto medio di colesterolo.
Oltre ai fosfolipidi, alle proteine, ai trigliceridi e al colesterolo, fanno parte del contenuto delle lipoproteine LDL e HDL anche:
- antiossidanti liposolubili, come il licopene ad esempio, soprattutto nelle LDL14,
- vitamine A – D – E – K15.
Lipoproteine LDL e HDL e controllo dell’infiammazione
Le lipoproteine LDL e HDL possono altresì inglobare residui batterici infiammatori provenienti dall’intestino e per questo proteggono l’organismo dalla sepsi in caso di infezione. Infatti, nelle lesioni aterosclerotiche e nell’intestino dello stesso individuo sono stati trovati gruppi di batteri, tra cui Staphylococcus, Proteus vulgaris, Klebsiella pneumoniae e Streptococcus, suggerendo che il microbioma intestinale è coinvolto nell’insorgenza e nella progressione dell’aterosclerosi16.
2. Cosa significa colesterolo totale e valori normali?
Per colesterolo totale s’intende la somma delle lipoproteine che lo trasportano e il valore di riferimento ritenuto “normale” per adulti e anziani è di 200mg/l.
Colesterolo LDL alto e valori normali
Secondo le ultime linee guida, le persone con un basso rischio cardiovascolare, ovvero in condizioni metaboliche sane, il colesterolo LDL nel sangue sarebbe considerato20:
- alto, se oscilla tra 160/189 mg/dL,
- al limite, se compreso tra 130 e 159 mg/dL,
- sano, quando inferiore a 116 mg/dL.
Fare affidamento sui valori normali della colesterolemia è fuorviante, perché non rispecchiano lo stato di salute effettivo della persona e possono dar seguito alla prescrizione di farmaci inefficaci21 a fini preventivi22 e con una varietà di effetti collaterali23.
Di fatto, questi “valori normali” rispecchiano il proposito di allargare la prescrizione a una fetta sempre più ampia della popolazione, un aspetto che da decenni suscita controversie, pienamente giustificabili, anche a livello accademico2425.
3. Quali funzioni svolge il colesterolo?
Considerati tutti gli aspetti finora citati, ostinarsi a trattare il colesterolo LDL alto, non significa trattare le cause sottostanti l’ipercolesterolemia, che va considerata sulla base di un “crocevia” biologico, riguardante (1) l’individuo e (2) le funzioni delle lipoproteine:
1. L’INDIVIDUO – Ad esempio, livelli più elevati di colesterolo possono dipendere da: età, tratti genetici ereditati, livello di stress, suscettibilità del sistema immunitario, stile di vita, eccesso di carboidrati (con glicemia e glicata al limite più alto), sedentarietà, sarcopenia, uso di antibiotici, interventi recenti anche solo dentali, chemioterapia, esposizione a sostanze inquinanti (es. PFAS, PFOA)26, postumi influenzali di lunga durata, possibile disbiosi intestinale silente che perdura nonostante l’uso di probiotici, alterata funzionalità del gene MTHFR e livelli elevati di omocisteina – un aminoacido “corrosivo” prodotto dalle cellule, che può “richiamare” colesterolo sulla parete cardiovascolare27.
2. LE FUNZIONI DELLE LIPOPROTEINE LDL e HDL – Le lipoproteine funzionano come parte dell’attività immunitaria innata, o aspecifica, perché ci proteggono dalle infezioni (evitano un’attivazione diretta del sistema immunitario), trasportano al fegato i residui rilasciati dai batteri patogeni (nelle disbiosi intestinali ad esempio, oppure dopo una cura antibiotica), aiutano a controllare le infiammazioni28, riforniscono le cellule di preziosi elementi vitali laddove servono al funzionamento nervoso e cerebrale, alla riparazione e alla crescita muscolare.
Non dovrebbe stupire che abbassare le lipoproteine LDL, o “colesterolo LDL”, o ridurne l’assorbimento con un farmaco (o un fac simile presente in natura), non può risolvere le cause sottostanti che ne determinano l’aumento, ma solo peggiorarle, soprattutto in virtù del fatto che il colesterolo è una molecola:
- che svolge funzioni immunitarie e possiede proprietà antiossidanti di vitale importanza per la sopravvivenza della cellula, specie in fasi delicate della vita, come la vecchiaia ad esempio2930;
- presente in modo ubiquitario in tutti i distretti del nostro organismo e nella struttura della membrana di ogni singola cellula, dove garantisce stabilità, un requisito cruciale;
- inossidabile – ad esempio, nel cristallino protegge la funzione visiva, per consentirci di tenere l’occhio aperto e protetto dagli effetti dell’ossigeno31.
Altre funzioni che necessitano di colesterolo: la sintesi di ormoni e di vitamina D, le funzioni cognitive, la digestione – in particolare la produzione di acidi biliari – il rinnovo cellulare, la trascrizione genica, la sintesi di mielina.
E ancora: la riparazione e la crescita muscolare, la produzione di nuove cellule da parte del sistema immunitario per difenderci da virus, infezioni, tumori; attività biologiche in cui la presenza di sufficienti quantità di colesterolo (LDL – HDL) si è dimostrata cruciale per la sopravvivenza34.
4. Quando preoccuparsi del colesterolo alto?
Quando diventa pericoloso il colesterolo alto? Nei soggetti con ipercolesterolemia familiare, il rischio di eventi cardiovascolari, confermato in 2 ampi studi, è rappresentato soltanto dai disturbi dei fattori della coagulazione: fibrinogeno e fattore VIII3536 e non dal colesterolo alto.
Per il resto, numerosi studi hanno dimostrato che il colesterolo alto ha come effetto principale quello di prolungare la vita, come si leggerà in seguito. Tuttavia, diventa pericoloso quando si dà per scontato che lo sia, dato che i veri problemi iniziano con l’uso prolungato di farmaci che lo abbassano.
L’elefante nella stanza: la resistenza all’insulina
Sulla pericolosità del colesterolo alto dovrebbero insorgere forti dubbi anche solo osservando i marcatori di insulino-resistenza e i rischi associati: l’elefante nella stanza, che molti professionisti si ostinano ancor oggi a non vedere.
Grazie al Women Health Study (Studio sulla salute delle donne)37, sono state monitorate più di 28.000 donne per oltre 21 anni, ottenendo l’ennesima conferma che il fattore chiave per lo sviluppo futuro di aterosclerosi è il diabete tipo 2 e non il colesterolo alto.
Questa immagine riassume i dati raccolti in donne che erano sane all’inizio dello studio, ed è interessante notare che quasi tutte alla fine erano in menopausa.
Inoltre, siccome è stata monitorata anche la dieta, i ricercatori riportano che il consumo di grassi saturi ha ridotto il rischio cardiovascolare.38
Colosterolo alto e carboidrati
Il colesterolo LDL alto è un valore di scarso significato. Potrebbe aver senso dosare solo alcune specifiche lipoproteine appartenenti alla classe LDL, che sono le sdLDL.
Le particelle sdLDL (small dense low-density lipoprotein, lipoproteine piccole a bassa densità), pur contenendo meno colesterolo, sono più piccole rispetto alle LDL, come mostra la figura che segue (Small LDL). L’aumento dei livelli di sdLDL può rappresentare anche un numero maggiore di particelle aterogene.39
È ormai noto che la sintesi di sdLDL dipende dalle condizioni metaboliche. Inoltre, i grassi polinsaturi possono renderle maggiormente sucettibili di ossidazione41.
Tale fenomeno potrebbe essere stimolato in persone sane dai picchi glicemici frequenti, da livelli moderatamente elevati di omocisteina, dal fruttosio, dagli oli di semi42.
L’ossidazione lipidica promuove il danno all’endotelio che precede l’instaurarsi della resistenza insulinica43.
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5. Quali sono le cause di colesterolo alto?
I livelli di colesterolo LDL possono aumentare in risposta a un maggiore carico di tossine proveniente dall’intestino44.
Dopo qualsiasi intervento chirurgico, anche solo un’estrazione dentale, il colesterolo aumenta. Per contro, l’uso di farmaci ipocolesterolemizzanti, così come bassi livelli di colesterolo, sono associati a un aumento delle infezioni dopo un’operazione chirurgica45.
A seconda della temperatura, potremmo avere il colesterolo alto d’inverno piuttosto che in estate46.
Il colesterolo alto può manifestarsi dopo un’infezione, un’influenza47, oppure a causa dello stress, ad esempio per via di un lutto o di un lavoro a turni48, ma in genere quando siamo rilassati, rispettiamo i ritmi circadiani e stiamo bene i valori si dovrebbero ristabilizzare allo standard individuale.
Condizioni genetiche di colesterolo alto e rischio cardiovascolare
Le situazioni di colesterolo alto sono abbastanza comuni: sono state descritte oltre 300 mutazioni genetiche del recettore LDL collegate a ipercolesterolemia familiare49.
Di recente si è giunti a una conclusione dirimente sul rischio cardiovascolare per coloro che sono geneticamente predisposti a livelli di colesterolo elevato.
Una pubblicazione del 2022, confermando uno studio precedente, stabilisce che gli unici fattori che costituiscono un effettivo rischio cardiovascolare in situazioni di ipercolesterolemia familiare sono il fibrinogeno e il fattore di coagulazione VIII5051.
Se tali parametri sono nella norma, il colesterolo elevato è tipico delle persone longeve, come riportano sempre più studi che hanno indagato l’ipercolesterolemia per cause genetiche e non.
Sono infatti disponibili numerose prove che dimostrano che livelli elevati di colesterolo LDL alto si associano a una vita più lunga5253.
Un livello congiunturale da 300 – 350 mg/dl, secondo il parere del cardiochirurgo professor W. Hartenbach54 e di un numeroso gruppo internazionale di medici e ricercatori associati55, non dovrebbero destare alcuna preoccupazione.
Menopausa: estrogeni e ipercolesterolemia
La menopausa, come abbiamo visto nello Studio sulla Salute delle Donne durato 24 anni,56 non comporta affatto un aumento del rischio cardiovascolare,piuttosto il contrario. Il problema vero, invece, è rappresentato dalla glicemia elevata.
È vero che durante la menopausa i livelli di estrogeni diminuiscono. Ciò può incrementare i livelli di colesterolo perché gli estrogeni partecipano alla sua regolazione.
Tuttavia, in questa fase della vita e man mano che si invecchia, il colesterolo alto è fisiologico e aumenta le aspettative di vita, come si leggerà tra poco. Diamo un’occhiata ai dati sul colesterolo alto in relazione alla mortalità.
6. Qual’è il tasso di mortalità per colesterolo alto?
Una ricerca condotta in tutta Europa, monitorando per oltre un anno 417 pazienti con insufficienza cardiaca cronica, ha rilevato che coloro che avevano livelli di colesterolo alto mediamente più elevati vivevano più a lungo.
Le possibilità di sopravvivenza aumentavano del 25% per ogni aumento di 1,0 mmol/L (40mg/dL) di colesterolo.57
I giapponesi hanno confermato questi risultati con uno studio condotto presso l’Università di Kyushu.
Questo studio ha concluso che la riduzione del colesterolo- da 240-259 mg/dl a 160-199 mg/dl – comporta un aumento del tasso di mortalità totale nella popolazione giapponese.58
Lo studio ha coinvolto ben 55.000 persone, uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 70 anni. I dati sono riportati in questi due grafici, dove sull’asse delle ascisse sono indicate le cause di morte (Cause of Death), mentre su quella delle ordinate la mortalità (Mortality).
La barra color violetto chiaro corrisponde ai livelli di colesterolo più bassi, dove il tasso di mortalità per qualsiasi causa aumenta di 8 volte rispetto alla mortalità per infarti (CHD= Coronary heart disease, malattia coronarica) e ictus (Stroke).
Colesterolo alto dopo i 65/70 anni: quali effetti?
Ricercatori dell’Università di Yale, dopo 4 anni di monitoraggio eseguiti su circa un migliaio di pazienti anziani (oltre i 65 anni), hanno rilevato che infarti e decessi si verificavano con la medesima frequenza in tutti i soggetti a prescindere dai livelli di colesterolo59.
È stato segnalato che bassi livelli di colesterolo (meno di 200mg/dl e meno di 176 m/dl) hanno raddoppiato la mortalità negli anziani non dementi, tanto che sono stati considerati indicativi di fragilità o di malattia subclinica, suggerendo la necessità di ulteriori indagini60.
E’ nulla la mortalità per malattia cardiovascolare in presenza di colesterolo alto. Più alto è il colesterolo, minore è il rischio di decesso per tumori e infezioni61.
Per quanto riguarda invece il diabete, si parla addirittura di eccesso di mortalità per tutte le età, rispetto al resto della popolazione in diversi studi.626364
Il colesterolo alto svolge un ruolo protettivo nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica: può prolungare la vita più dei farmaci65.
7. Cosa significa colesterolo alto trigliceridi bassi?
Non è molto frequente che le persone abbiano colesterolo alto e trigliceridi bassi, ed è persino possibile che si tratti di un errore dovuto a sovrastima delle LDL.
Dalla letteratura medica si apprende infatti che, in base alle formule di calcolo utilizzate nei laboratori di analisi, se i trigliceridi sono inferiori a 100 mg/dL, i livelli di colesterolo LDL possono risultare leggermente sovrastimati.
In altri termini, mentre i livelli di trigliceridi sono esatti, il colesterolo LDL potrebbe invece essere più basso di quello indicato. Il laboratorio dovrebbe eseguire un’ulteriore analisi6667.
Piuttosto, la combinazione colesterolo HDL elevato – trigliceridi bassi si associa a una riduzione del rischio di infarto 68.
Bassi livelli di trigliceridi in genere vengono segnalati negli studi perché hanno effetti positivi nei sani e nei diabetici 6970, riducendo il rischio di infarti.
Alcuni ricercatori hanno persino scritto che più sono bassi, minore è la probabilità di morire per qualsiasi causa, dopo aver monitorato quasi 14.000 persone per 24 anni. Dai dati pubblicati si evince che livelli inferiori a 89 mg/dL – a fronte di un valore borderline normale di 150 mg/dL – sono stati associati a un rischio di morte inferiore del 41%71.
Tuttavia, in alcune patologie cardiovascolari in stato avanzato, i trigliceridi bassi hanno preannuciato un peggioramento fatale, anche se i meccanismi sottostanti restano da chiarire.
Ad esempio, uno studio del 2013 segnala che tra i pazienti affetti da insufficienza cardiaca coloro che avevano i trigliceridi più bassi – circa 120 mg/dL – erano più esposti a un evento cardiovascolare più grave. Dopo un’ulteriore analisi dei dati, i ricercatori si sono accorti che il rischio di morte è stato maggiore solo nei pazienti di sesso femminile. Bassi livelli di trigliceridi indicavano stadi più avanzati di insufficienza cardiaca 72.
In 2 studi su 1.310 e 863 pazienti con ictus, bassi livelli di trigliceridi sono stati associati a un aumento del rischio di morte e ictus grave 7374.
E ancora, in donne con insufficienza cardiaca e infartuate, bassi livelli di trigliceridi sono stati predittivi di morte, soprattutto in ospedale75 76.
In genere se si è in salute, a prescindere dal peso e dal grasso corporeo, le tante varianti genetiche associate a trigliceridi bassi hanno un effetto protettivo.
Indipendentemente dal livello di obesità, è stato osservato che tra circa 1.000 pazienti affetti da malattie cardiache, coloro che erano metabolicamente più sani presentavano livelli di trigliceridi più bassi dopo i pasti77.
È interessante notare, inoltre, che il ceppo di indiani nativi americani Pima, sebbene obesi e soggetti a diabete, ma con una predisposizione genetica per i trigliceridi bassi, erano meno esposti a malattie cardiovascolari78.
Da un confronto delle analisi del sangue di persone obese e magre, con e senza malattie autoimmuni, è emerso che i trigliceridi bassi si potevano associare allo sviluppo di79:
- disturbo cronico della tiroide,
- lupus,
- artrite reumatoide,
- asma,
- dermatite atopica e altri disturbi autoimmuni.
In queste condizioni, è evidente che aumentare artificialmente i trigliceridi non previene né migliora il disturbo.
8. Come abbassare il colesterolo?
Prendersi cura del colesterolo alto significa comprendere le cause individuali sottostanti e porvi un rimedio adatto. Se ancora ti stai chiedendo come abbassare il colesterolo, considera che salute cardiovascolare dipende da una serie di fattori ben più importanti, tra cui ad esempio:
- metabolismo dell’omocisteina,
- fattori della coagulazione,
- processi di rimodellamento dei vasi sanguigni,
- presenza di infiammazione cronica di basso grado (spesso nell’intestino),
- malnutrizione/malassorbimenti,
- funzionalità enzimatica (ad esempio l’enzima MTHFR).
Agire sulle cause per prevenire infarti e ictus
Trattare le sottostanti cause di colesterolo alto è essenziale perché questa molecola fa parte, tra le sue moltplieci funzioni, delle difese immunitarie aspecifiche o innate. Ad esempio, contrasta l’infiammazione, protegge dalla sepsi, promuove la guarigione, la riparazione e la crescita muscolare80, e per consentire tutto ciò il nostro organismo determina quante lipoproteine produrre e quanto colesterolo serve.
La ricerca medica, già nei primi anni del 1990, ha collegato chiaramente l’aumento dei livelli di lipoproteine LDL e HDL con la necessità fisiologica di controllare l’incremento di elementi infiammatori denominati LPS (Lipopolisaccaridi) – tossine prodotte da alcuni batteri intestinali – evitando in tal modo l’attivazione diretta del sistema immunitario81.
Ridurre la disbiosi intestinale
LPS sono delle endotossine costituite di grassi e zuccheri che si staccano dal foglietto lipidico della membrana esterna dei batteri Gram-negativi.
Le lipoproteine, soprattutto le HDL, impediscono la diffusione nell’organismo di LPS, inglobandole. Nel fegato invece sono i recettori delle LDL (purtroppo distrutti dagli anticorpi monoclonali, i nuovi farmaci per abbassare il colesterolo) che catturano i pericolosi LPS.
Il colesterolo alto, e in particolare il processo aterosclerotico dei vasi sanguigni, sono stati messi in relazione con l’aumento e la distruzione di batteri Gram-negativi nell’intestino.
Talvolta, nel ricercare la causa che ha aumentato i livelli del colesterolo, e quindi intraprendere un trattamento adeguato – possibilmente senza ricorrere agli antibiotici – può essere utile uno screening mirato del microbiota. I parametri misurati attraverso l’esame delle feci possono rivelare la presenza di batteri patogeni in eccesso, il grado di infiammazione, disbiosi e permeabilità intestinale.
Ridurre infiammazione e ossidazione delle lipoproteine
Gli stati infiammatori cronici aumentano la produzione di radicali liberi, spesso superando le capacità endogene di neutralizzarli. Ciò incrementa le specie reattive dell’ossigeno (ROS) che attaccano i lipidi contenuti nelle LDL ossidandoli.
Si è scoperto di recente che l’infiammazione incrementa la formazione di particelle denominate “sdLDL-C” che sta per small dense Low Density Lipoprotein Cholesterol, piccole dense lipoproteine a bassa densità di colesterolo.
Sono stati proposti diversi meccanismi per spiegare la maggiore aterogenicità delle sdLDL rispetto alle LDL:
- una minore affinità per il recettore delle LDL;
- un maggiore grado di penetrazione nella parete arteriosa;
- una maggiore interazione con i componenti della matrice extracellulare (maggiore ritenzione arteriosa dovuta al legame con i proteoglicani) e una maggiore sensibilità all’ossidazione.
Passando dalla teoria alla pratica, il dosaggio delle sdLDL si può richiedere in molti laboratori di analisi.
Allenarsi ai pesi
L’allenamento ai pesi per aumentare la massa muscolare può ridurre il colesterolo di quasi il 30%84.
Il colesterolo alto si riduce con l’attività fisica, anche perché è fondamentale per il mantenimento e la costruzione di massa muscolare.
In uno studio pubblicato nel 200785 sono state coinvolte 49 persone al fine di completare un allenamento di forza di 12 settimane insieme a un programma nutrizionale.
Risultato: più colesterolo consumavano, più muscoli guadagnavano.
Un altro gruppo di ricercatori ha confrontato una dieta ad alto (~800 mg/d) e a basso (< 200 mg/d) contenuto di colesterolo in giovani adulti sani86.
A distanza di 22 ore dopo un intenso esercizio di resistenza, il gruppo che consumava più colesterolo aveva un tasso di sintesi proteica miofibrillare quasi 3 volte superiore rispetto coloro che invece ne avevano consumato di meno.
Conclusioni: i risultati suggeriscono che una dieta ad alto contenuto di colesterolo è benefica per la crescita muscolare.
Con l’uso di farmaci, maggiori rischi e scarsi benefici
I farmaci prendono di mira soprattutto le lipoproteine LDL. Tuttavia, abbiamo già visto che il colesterolo non viaggia mai da solo. All’interno delle lipoproteine LDL e HDL vi sono antiossidanti e vitamine liposolubili, tra cui la vitamina K.
Le statine, il riso rosso e altre molecole utilizzate per ridurre i livelli di lipoproteine LDL, riducono il funzionamento della vitamina K2, disturbando un’importante fattore di protezione vascolare.
La vitamina K2 protegge le arterie dai depositi di calcio, in particolare attivando le proteine dipendenti dalla vitamina K coinvolte in questa funzione87.
Inoltre, le tanto temute lipoproteine LDL, bersaglio dei farmaci, non sono affatto le maggiori responsabili della presenza di colesterolo libero all’interno delle lesioni aterosclerotiche.
Per altro non esite un farmaco per abbassare le lipoproteine più pericolose, le sdLDL, sulle quali funziona invece lo stile alimentare low-carb e la riduzione degli stati infiammatori e delle disbiosi dell’intestino.
Non a caso, è stato ben documentato che tutti i farmaci che riducono il colesterolo alto hanno fallito nella prevenzione di infarti e ictus. Una revisione del 2022 sottolinea la riduzione percentuale irrisoria del rischio cardiovascolare e della mortalità88
Le nuove terapie a base di anticorpi monoclonali (ad es. evolocumab) non hanno prove sufficienti sulla riduzione della mortalità e del rischio cardiovascolare8990.
Con una dieta a ridotto apporto di carboidrati
La dieta per il colesterolo alto deve prevedere la riduzione dei carboidrati. La restrizione glucidica, infatti, modifica quelle particelle denominate sdLDL – più piccole e dense – appartenenti alla categoria del colesterolo LDL, rendendole più grandi e meno aterogene, migliorando in un breve lasso di tempo la qualità del profilo lipidico9192.
Come accennato poc’anzi, il contenuto di carboidrati nella dieta stimola direttamente la biosintesi endogena di colesterolo, attraverso l’azione dell’insulina.
Secondo il professor David Bell, dell’Università di Birmingham, esiste una forte correlazione tra elevati livelli glicemici dopo i pasti, sviluppo di anomalie lipidiche (elevati livelli di trigliceridi/colesterolo) e complicazioni vascolari93.
Alcuni ricercatori hanno descritto in che modo viene stimolata la sintesi di colesterolo attraverso l’insulina e il glucosio. E soprattutto, hanno chiarito i meccanismi con cui l’uso prolungato di farmaci ipocolesterolemizzanti, in particolare le statine, innesca e aggrava l’iperglicemia e la resistenza insulinica, instaurando gradualmente un circolo vizioso destinato a peggiorare il quadro clinico complessivo94.
Colesterolo totale 250 300 cosa fare?
Molte persone si chiedono se un valore di 250 è grave senza considerare però che questa preziosa molecola è di supporto all’immunità aspecifica o innata, cioè impedisce una attivazione precoce del sistema immunitario. [Raccomando di studiarsi attentamente l’intero articolo.]
Man mano che si invecchia il suo ruolo di supporto alle cellule, in particolare nella membrana cellulare per mantenere le funzioni metaboliche, è sempre più evidente negli studi che hanno esaminato le cause di mortalità, come ho riportato poc’anzi.
Talvolta, sono sufficienti alcuni semplici accorgimenti per ridurre il rischio cardiovascolare meglio dei farmaci e senza effetti collaterali: fare un’attività fisica moderata, soprattutto allenare la forza, mettere in pratica un’alimentazione a basso tenore di carboidrati, ricorrere a una integrazione mirata. Se necessario fare le analisi citate al punto 5 e un test mirato del microbiota.
I farmaci che riducono il colesterolo alto non trattano le cause sottostanti, ma si limitano a svolgere un’azione “inibente”, come già sottolineato. Gli integratori spesso tentano di replicare l’obiettivo dei farmaci.
Invece, una integrazione funzionale studiata per agevolare il metabolismo cellulare dell’endotelio, ha lo scopo di sostenere i vasi sanguigni. Nel contempo viene anche sostenuta la “trasformazione” del colesterolo nei suoi deirvati, tra cui ormoni e acidi biliari, che avviene attraverso vie metaboliche dove gli enzimi necessitano di specifici micronutrienti.
Possiamo affermare che l’azione dei farmaci che riducono l’ipercolesterolemia si concentra perlopiù sul “contenuto” anziché occuparsi delle condizioni del “contenitore”, ovvero dei vasi sanguigni.
Questa immagine esemplifica la differenza tra obiettivi farmacologici e una sinergia di nutraceutici selezionati.
I principali obiettivi biochimici di una integrazione funzionale al metabolismo delle cellule dovrebbe puntare al miglioramento:
- del metabolismo del colesterolo, cioè favorire la trasformazione nei suoi derivati,
- della stabilità della matrice extracellulare, ricambio cellulare, rimodellamento dei vasi sanguigni,
- del riciclo dell’omocisteina, ottimizzando la funzionalità dell’enzima MTHFR,
- della risposta infiammatoria,
- delle capacità dell’organismo di ridurre lo stress ossidativo.
Quali integratori per colesterolo LDL alto e trigliceridi?
Questo elenco di composti non è affatto esaustivo e le singole sostanze non coprono tutti gli obiettivi appena elencati, anche se possono rappresentare un buon punto di partenza da valutare con l’aiuto del vostro professionista di fiducia.
Una revisione scientifica di 12 studi che hanno esaminato gli effetti della berberina in studi clinici, ha confermato che questo composto vegetale è in grado di ridurre
- le lipoproteine LDL, da 20 a 50 mg/dL;
- i trigliceridi, da 25 a 55 mg/dL.
È interessante notare che gli effetti sono stati dimostrati anche confrontandoli con i farmaci (statine, ezetimibe), evitandone però i classici effetti avversi.
Consumare regolarmente del pesce e integrare l’alimentazione con acidi grassi Omega-3 riduce in modo significativo il rischio cardiovascolare.9596
Tra gli alimenti più ricchi di acidi grassi omega-3 troviamo: il merluzzo, il melù o pesce molo, la sarda, il tonno, le acciughe, lo sgombro e il salmone.
Ma in particolare gli acidi grassi omega-3 possono ridurre il rischio di infarto del miocardio e morte improvvisa per infarto97.
Alcuni autori hanno evidenziato che gli omega-3 sono un’opzione efficace, sicura e pressoché priva di effetti collaterali, rispetto all’utilizzo di farmaci che abbassano il colesterolo.98.
Gli acidi grassi omega-3 influenzano in modo positivo molteplici funzioni, tra cui:
- il metabolismo lipidico (trigliceridi e colesterolo),
- le cellule della muscolatura liscia presente nelle pareti vascolari e in altre zone del corpo,
- la funzione elettrica nel miocardio,
- l’aggregazione piastrinica,
- l’espressione genica,
- la risposta immunitaria e regolazione TH1 – TH2,
- le funzioni cognitive99.
Alcuni autori hanno evidenziato la carenza di vitamina C, tra le possibili cause, anche se in realtà il problema è più complesso.
Secondo una ricerca pubblicata nel 2015100, il colesterolo elevato nel sangue potrebbe causare depositi cardiovascolari solo quando le pareti dei vasi sanguigni perdono la loro integrità e si indeboliscono.
Con un esperimento, i ricercatori dimostrano come l’assunzione sub-ottimale cronica di vitamina C e la sua completa deplezione (scorbuto) abbiano coinciso con l’accumulo di lipoproteina (a) nella parete vascolare e lo sviluppo della lesione aterosclerotica.
L’indebolimento della struttura della parete arteriosa farebbe dunque scattare la necessità di una riparazione biologica.
Il limite di questo studio è che considera solo il modello animale.
Tutti gli animali, con poche eccezioni, producono grandi quantità di vitamina C (2-20 grammi / giorno).
Gli esseri umani hanno perso la capacità di sintesi endogena della vitamina C. Le quantità presenti negli alimenti potrebbero talvolta non bastare per garantire una salute vascolare ottimale, anche perché la vitamina C entra in numerose reazioni enzimatiche, comprese quelle coinvolte nelle risposte allo stress.
La Vitamina C da sola non basta
I depositi aterosclerotici sono caratterizzati da disfunzione della parete vascolare, aumento delle lacune vascolari endoteliali e conseguente infiltrazione di molecole biologiche di riparazione, come la Lp(a) e lipoproteine LDL (Low Density Lipoproteins, lipoproteine a bassa densità).
La deprivazione della sintesi endogena di vitamina C negli animali causa spontaneamente aterosclerosi e aumento della deposizione di Lp(a).101
L’immagine sovrastante evidenza la differenza tra lipoproteine. La Lp(a) è una lipoproteina appartenente alla famiglia delle LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, ma la struttura che la circonda, evidenziata in verde, la rende particolarmente adesiva.
La Lp(a) è stata identificata come il maggior trasportatore di colesterolo nelle placche delle arterie degli esseri umani. I farmaci e le sostanze che abbassano il colesterolo, ovvero statine, riso rosso fermentato, monacolina, non hanno effetto sulla Lp(a)102.
Al contrario, recenti studi documentano che le statine possono aumentare la Lp(a), pur riducendo le LDL103.
La carenza subclinica di vitamina C nell’essere umano in condizioni normali è solo un tassello della prevenzione cardiovascolare.
La cisteina ad esempio è un aminoacido cruciale per la formazione di glutatione, un potente antiossidante endogeno insostituibile. Dopo i 50 anni il corpo non riesce a gestire lo stress ossidativo a causa della progressiva diminuzione delle scorte di cisteina.
La correlazione tra esigue scorte di cisteina, stress ossidativo e vecchiaia è talmente stretta che alcuni ricercatori104 hanno persino definito la vecchiaia come una “sindrome da carenza di cisteina”.
Oltre alla cisteina, meglio se disponibile sotto forma di N-Acetilcisteina, altri nutrienti (vitamine del gruppo B, vitamina D, acidi grassi omega-3, rame, lisina, ecc.) partecipano alle reazioni biochimiche che stimolano/regolano:
- metilazione,
- produzione di SAM-e, una molecola chiave per la salute,
- rimetilazione dell’omocisteina,
- trasformazione del colesterolo nei suoi derivati,
- produzione di energia cellulare (ATP),
- stabilità della membrana cellulare.
L’alterazione di questi processi costituisce una minaccia per tutto l’organismo, nonché per le strutture dei vasi sanguigni, e può mettere in crisi in breve tempo la salute cardiovascolare.
In particolare, si indebolisce il tessuto connettivo ovvero la struttura base del nostro corpo, di tutti i suoi organi e sistemi, compreso quello cardiovacolare.
La debolezza strutturale del tessuto connettivo si manifesta dapprima nelle zone particolarmente soggette ad usura. Ad esempio: nei dischi intervertebrali, nelle ginocchia e in quei punti dei vasi sanguigni più esposti a stress meccanico cardiaco – ad esempio arterie coronarie e carotidi.
La deposizione di lipoproteine, soprattutto lipoproteina (a), funziona come un fattore biologico di riparazione e rinforzo del tessuto, almeno inizialmente, per evitare una possibile spaccatura del vaso.
Secondo questa nuova ipotesi, il colesterolo elevato nel sangue potrebbe essere una conseguenza, e non la causa, della malattia cardiovascolare.
Colesterolo alto: chi rivolgersi per un consiglio?
La maggior parte dei medici prescrive farmaci a base di statine, riso rosso e altre sostanze. Porsi delle domande, dubitare sembra quasi non essere più lecito, e per alcuni è sufficiente sapere solo come ridurre il colesterolo. Eppure, la più recente letteratura rivela che l’aumento dei livelli di colesterolo ha delle cause ben precise, come ho sottolineato in questo articolo.
I livelli di colesterolo aumentano per consentire all’organismo di mantenerlo in equilibrio, ripararlo, proteggerlo e produrre nuove cellule. La mia consulenza naturopatica online si propone di:
- indagare possibili fattori infiammatori;
- sottoporre all’attenzione del tuo medico curante un approccio olistico adatto a te;
- ricercare e analizzare all’occorrenza studi e ricerche scientifiche che possono dare risposte chiare alle tue domande.
Il punto di forza della consulenza naturopatica è l’approccio al benessere dell’individuo nella sua interezza. Sempre più persone infatti intuiscono che la ricerca di equilibrio e salute deve necessariamente considerare le interconnessioni corpo-mente, ambiente e stile di vita.
Con il mio supporto potrai ottenere risultati quantificabili e ricevere informazioni aggiornate che potrai condividere con il tuo medico di fiducia.
In sintesi
Considerati gli studi citati, è plausibile che la qualità del colesterolo sia un indicatore molto più accurato di rischio cardiovascolare rispetto alla quantità. Ma il rischio di malattia cardiovascolare è costituito dai picchi glicemici frequenti, la glicemia mantenuta elevata, e non il colesterolo quando supera i livelli considerati “leciti”.
Nella maggior parte dei casi, il colesterolo è l’ultimo dei problemi, perché anche quando i valori di colesterolo LDL – HDL e totale sono normali, ci si dovrebbe prendere cura del metabolismo dell’omocisteina, dei livelli di Lipoproteina (a) e soprattutto dei fattori di coagulazione – un indicatore di rischio in persone sane con livelli elevati di colesterolo ma geneticamente predisposte a disturbi della coagulazione del sangue.
Perciò, invece di concentrarsi sul colesterolo elevato, una strategia preventiva adeguata dovrebbe puntare a:
- ricercare le cause e agire in modo mirato e tempestivo;
- sostenere e preservare il metabolismo e le funzioni dell’endotelio, delle cellule muscolari lisce dei vasi arteriosi, favorendo una corretta l’elesticità;
- mantenere lo stress ossidativo nei limiti;
- allenare la forza;
- favorire, attraverso l’alimentazione, la formazione di lipoproteine più grandi e meno aterogene anziché puntare a ridurle.