La Vitamina B1 (tiamina) è un micronutriente essenziale idrosolubile che non si accumula nell’organismo, ed è soggetta ad esaurirsi rapidamente nel circolo ematico in base al contenuto glucidico di un pasto.
Le funzioni della tiamina sono di cruciale importanza per il corretto funzionamento del cervello, del sistema nervoso, del cuore e per la produzione di bioenergia cellulare.
In genere, la carenza di vitamina B1 si ritiene rara e tuttavia, come vedremo in questo articolo, sottovalutata e spesso non riconosciuta nella pratica clinica moderna, senza contare che raramente o quasi mai ne viene eseguito il dosaggio.
Evidenze recenti[1] segnalano l’esistenza di un diffuso stato carenziale subclinico e un aumentato fabbisogno che sono stati collegati ad elevati tassi di mortalità, depressione, anomalie del sistema nervoso e vascolare, disturbi del miocardio e delle funzioni cerebrali, peggioramento di diverse patologie.
Curiosità – La sindrome clinica da carenza di tiamina sembra sia stata riconosciuta già nel 2700 a.C., quando in Cina fu coniato per la prima volta il termine kakké (beriberi), che significa “spreco di rifiuti” come a segnalare uno stato di incontinenza intestinale[2].
Cos’è la Vitamina B1 e a cosa serve
La tiamina è stata isolata nel 1911 ad opera di Casimir Funk[3], mentre nel 1934 il chimico Robert R. Williams ne identificò la struttura chimica e gli diede il nome di “tiamina”[4].
L’assorbimento della vitamina B1 avviene principalmente nel duodeno e nel digiuno prossimale. L’utilizzo cellulare richiede la conversione nella forma attiva, denominata tiamina pirofosfato, un coenzima essenziale nel metabolismo dei carboidrati[5].
Il pirofosfato di tiamina agisce insieme al magnesio per facilitare diverse reazioni di decarbossilazione ossidativa[6].
La carenza di magnesio, un problema comune nei Paesi sviluppati[7], può causare carenza funzionale di tiamina nonostante la presenza di una quantità sufficiente di tiamina[8] nell’alimentazione. Per questo motivo, il magnesio dovrebbe essere somministrato insieme alla tiamina.
La tiamina è essenziale alla produzione di ATP (adenosina trifosfato) la bioenergia che consente tutte le reazioni biochimiche cellulari di qualunque tipo di cellula. Gli eritrociti ne contengono circa l’80% del totale. Può essere dosata nel sangue, nel plasma, nel siero, nelle urine e negli eritrociti stessi.
Le varie misurazioni però possono essere discordanti e non esiste un vero e proprio consenso unanime sui valori ottimali della tiamina[9].
Fabbisogno, fonti, assorbimento della vitamina B1
Il fabbisogno di tiamina è direttamente correlato:
- al totale delle calorie ingerite (2000 kcal),
- alla percentuale di calorie fornite solamente dai carboidrati[13].
Tiamina per 2000 kcal
Alcuni ricercatori nel 1983 hanno stabilito che la dose giornaliera di tiamina dovrebbe essere calcolata sulla base della calorie ingerite. Da queste valutazioni la dose raccomandata di tiamina per un adulto medio e sano sarebbe di circa 0.5 mg di tiamina ogni 1050 kcal consumate[14].
A partire da questi studi, presumendo un apporto calorico di circa 2000 calorie al giorno, derivano le dosi raccomandate di tiamina, che vedremo tra poco.
Tiamina e % di carboidrati
Studi recenti con persone sane hanno sottolineato che il fabbisogno di tiamina dipende perlopiù dall’apporto elevato di carboidrati (e dunque dal glucosio nel sangue), piuttosto che dalle calorie.
Si è scoperto, infatti, che la deplezione di tiamina circolante si verifica anche quando l’apporto di carboidrati è nei limiti raccomandati (55% del totale)[15].
Dosi raccomandate
La dose raccomandata giornaliera di tiamina si basa sulla prevenzione della carenza in individui generalmente sani.
Come abbiamo già sottolineato, il limite di tali raccomandazioni sta nel dare per scontato che si assumano 2000 kcal, senza considerare che, se la metà di quelle calorie proviene da carboidrati, la carenza di tiamina è una fatto accertato[16].
| Periodo | Età | M (mg/al dì) | F (mg/al dì) |
|---|---|---|---|
| Neonati | 0-6 mesi | 0.2 | 0.2 |
| 7-12 mesi | 0.3 | 0.3 | |
| Infanzia | 1-3 | 0.5 | 0.5 |
| 4-8 | 0.6 | 0.6 | |
| 9-13 | 0.9 | 0.9 | |
| Adolescenti | 14-18 | 1.2 | 1.0 |
| Adulti | oltre i 19 | 1.2 | 1.1 |
| Gravidanza | – | – | 1.4 |
| Allattamento | – | – | 1.4 |
Fonti di vitamina B1
Nella nutrizione umana i vegetali sono la principale fonte di tiamina, ma anche le uova e la carne, soprattutto quella di maiale, ne contengono discrete quantità e in forma più biodisponibile rispetto a quella vegetale.
| Alimenti | Porzioni | Tiamina (mg) |
|---|---|---|
| Germe di grano tostato | 1 tazza | 1.88 |
| Carne di maiale magra | 85 g | 0.80 |
| Piselli verdi cotti | ½ tazza | 0.21 |
| Noci Pecan | 28 g | 0.19 |
| Riso nero lungo cotto | ½ tazza | 0.18 |
| Lenticchie cotte | ½ tazza | 0.17 |
| Pane integrale | 1 fetta | 0.13 |
| Arance | 1 frutto | 0.11 |
| Melone | ½ frutto | 0.11 |
| Latte | 1 tazza | 0.10 |
| Spinaci cotti | ½ tazza | 0.09 |
| Uovo cotto | 1 grande | 0.03 |
Altre fonti: semi di girasole, fegato di manzo, asparagi, fiocchi d’avena.
Coloro che osservano diete a base di cereali, prive di glutine[17], vegetariane[18] o combinazioni delle stesse, possono essere a rischio di carenza di tiamina e di altre vitamine del gruppo B.
Assorbimento
L’assorbimento della tiamina avviene nel duodeno tramite un processo a velocità limitata. Tuttavia, test con individui sani, hanno dimostrato che la tiamina si assorbe sia in modo attivo che passivo (senza bisogno reazioni biochimiche) non saturabile[19].
Benfontiamina e sulbutammina
La benfotiamina e la sulbutiamina sono due molecole a sé stanti con la particolarità di essere liposolubili, di cui la prima è un precursore di tiamina e la seconda due molecole di tiamina legate tra loro[20].
La benfontiamina viene utilizzata nel diabete e nei disturbi neurologici. La sulbutammina può avere effetti anti-fatica, nootropi e antiossidanti, il che ha portato al suo utilizzo anche come integratore sportivo[21].
La biodisponibilità fornita dalla sulbutammina e dalla benfontiamina supera di circa il 40% quella della tiamina.
Vitamina b1: sintomi di carenza
I primi sintomi di carenza di tiamina sono aspecifici e possono essere facilmente attribuiti a processi patologici diversi.
Tra i sintomi più comuni vi sono: perdita di appetito, stanchezza, cambiamenti d’umore con tendenza a forte irritabilità e umore altalenante[22].
Altri sintomi che spesso vengono segnalati: anoressia, nebbia mentale e sottili diminuzioni di memoria, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali.
In assenza dei fattori di rischio tradizionali, ad esempio malnutrizione, alcolismo o malattie gastrointestinali, la somiglianza dei sintomi di carenza con quelli di altre condizioni rende difficile la diagnosi clinica.
Ad esempio, nelle donne che, dopo una gravidanza e dopo il puerperio, si trovano in uno stato di apatia, mancanza di interesse per il neonato e depressione potrebbero in parte dipendere da deficit di tiamina, che, come si leggerà in seguito, è tutt’altro che raro.
Ad esempio, la depressione, l’apatia e la mancanza di interesse per il neonato che possono manifestarsi nelle donne dopo la gravidanza e dopo il puerperio, potrebbero dipendere anche da deficit di tiamina.
Carenza grave
A causa della vaghezza dei primi sintomi di carenza di tiamina, le descrizioni mediche convenzionali si concentrano maggiormente sulle manifestazioni più gravi del beriberi umido e secco e delle encefalopatie di Wernicke (WE) e Korsakoff, classificando i sintomi in base al coinvolgimento degli organi.
In particolare, l’insufficienza cardiaca ad alta gittata e l’edema sono associati al beriberi umido, le neuropatie periferiche, i dolori muscolari e la debolezza sono associati al beriberi secco, mentre la classica triade neurologica di confusione mentale, anomalie oculari e è associata alla sindrome Wernicke-Korsakoff.
Sintomi dell’encefalopatia di Wernicke:
apatia, indifferenza, stato confusionale con profondo disorientamento, incapacità di concentrarsi, sonnolenza, difficoltà a deambulare e nel movimento degli occhi.
Altre disfunzioni correlate sono: agitazione e tremore, tachicardia, ipotensione, dispnea da sforzo, sincope, incapacità di distinguere gli odori.Nei casi più gravi si aggiungono i sintomi della sindrome di Korsakoff che comprendono deficit significativi della memoria, confabulazione, psicosi.
Un’indagine post-mortem su 131 casi di encefalopatia di Wernicke ha rilevato che l’80% avevano ricevuto una diagnosi errata o non era avvenuta quando il paziente era in vita.
I ricercatori hanno scoperto che solo il 16% aveva mostrato la triade sintomatica classica, il 44% uno-due sintomi su 3, mentre il 19% non aveva avuto alcun sintomo[23].
Acidosi e carenza di tiamina
Nel migliore dei casi, una carenza di vitamina B1 può essere lieve e reversibile; nel peggiore, può tradursi in una invalidità permanente o addirittura condurre alla morte.
L’emivita della tiamina circolante si esaurisce in modo progressivo nell’arco di 1 – 12 ore. Le scarse riserve corporee, presenti principalmente nel muscolo scheletrico e in quantità inferiori nel cuore, nei reni, nel fegato e nel cervello, che ammontano a circa 30 mg, possono esaurirsi in soli 20 giorni in un paziente con un’assunzione inadeguata, un malassorbimento o un eccesso di richiesta metabolica[24][25].
Nell’ipotesi di una totale assenza di tiamina nella dieta, i segni clinici di carenza diventano evidenti in 2 settimane. Tuttavia, la tachicardia, il primo sintomo di carenza di tiamina, può svilupparsi già entro 9 giorni[26][27].
Acidosi tissutale
La carenza di tiamina comporta acidosi tissutale, altera la respirazione mitocondriale, inducendo quella che è stata definita pseudo-ipossia[28].
A differenza dell’ipossia ischemica, nella pseudo-ipossia, benchè l’ossigeno sia sufficiente, i mitocondri non sono in grado di utilizzarlo in modo efficace. Ciò costringe a passare a un metabolismo più anaerobico e a una produzione energetica ridotta che affatica i muscoli, cuore compreso.
In questo caso, vengono sintetizzate solo 2 molecole di ATP (la molecola chiave che consente tutte le reazioni biochimiche e la vita delle cellule) rispetto alle 38 molecole di ATP normalmente prodotte attraverso la via della fosforilazione ossidativa[29].
L’inadeguata produzione di ATP, se grave o cronica, compromette la capacità ossidativa, dando inizio a una cascata di reazioni deleterie che aumentano la reattività vascolare, l’infiammazione e l’apoptosi cellulare, conducendo infine alla disfunzione o all’insufficienza dell’organo[30].
I professionisti della nutrizione devono essere consapevoli dei ruoli che la tiamina svolge nell’organismo, delle conseguenze e delle strategie di trattamento per i pazienti a rischio[31].
Carenza di tiamina effetti sull’intestino
Con il progredire della carenza si possono sviluppare intolleranze alimentari e vomito.
La letteratura sperimentale[32] e i casi studio[33] suggeriscono che il disagio gastrointestinale e i disturbi della motilità possono essere indicazioni precoci di carenza di tiamina più diffuse di quanto attualmente si pensi.
È stata identificata anche una forma di beriberi gastrointestinale, ma è poco riconosciuta[34].
Poco più del 2% del totale della tiamina è sintetizzata da varie popolazioni batteriche commensali nell’intestino tenue e crasso[35][36]. Nell’intestino crasso, almeno 10 specie di batteri sintetizzano la tiamina che viene poi assorbita e trasportata nei mitocondri dei colonociti per la produzione di ATP[37].
Si ipotizza che la riduzione della tiamina nei colonociti, e quindi dell’ATP, sposti l’equilibrio del microbiota verso popolazioni microbiche più patogene che prosperano in ambienti carenti di nutrienti[38] e disregolano la motilità intestinale.
La carenza locale di tiamina, da sola o in combinazione con la carenza sistemica, può contribuire alla virulenza microbica dell’intestino tenue e crasso[39][40].
Carenza di tiamina in gravidanza
Dal 27 al 38% delle donne in gravidanza potrebbe non assumere una quantità di tiamina sufficiente a scongiurarne la carenza, anche con un’integrazione prenatale[41][42].
Uno studio del 2002 ha riportato il profilo vitaminico di 563 donne incinte del New Jersey in diversi momenti della gravidanza. È stata riscontrata una tendenza a una quantità eccessiva di folato, riboflavina, biotina e pantotenato e a una quantità insufficiente di niacina, tiamina e vitamine A, B6 e B12, suggerendo che le vitamine prenatali non rispondono in modo appropriato o sufficiente alle esigenze nutrizionali materne[43].
In una preoccupante revisione di 177 casi, i ricercatori hanno scoperto che la deplezione di tiamina si è sviluppata tra le 10 e le 15 settimane di gestazione, dopo 5-6 settimane di vomito nel 47% dei casi. Il numero è salito al 63% dopo 7 settimane di vomito.
Nessuna di loro ha ricevuto tiamina mentre soffriva di iperemesi gravidica (una forma esagerata di nausea e vomito durante la gravidanza) prima della diagnosi di encefalopatia di Wernicke; il 14% ha ricevuto glucosio per via endovenosa senza tiamina, provocando l’insorgenza di encefalopatia in quelle donne e la mortalità materna in un caso[44].
Sono state utilizzate diverse metodologie per determinare la carenza di tiamina.
Gli standard di sufficienza per la tiamina in gravidanza sono stati sviluppati 80 anni fa sulla base di un aumento stimato della crescita dei comparti materno e fetale, oltre a un aumento stimato del fabbisogno energetico, rispetto alle donne adulte non gravide[45]. Da allora non sono stati aggiornati.
Carenza di tiamina e malattie psichiatriche
Poiché la carenza di tiamina influisce sul metabolismo energetico cerebrale e i primi sintomi includono cambiamenti aspecifici dell’umore, della cognizione e della motivazione[46], ci si aspetterebbe un collegamento tra carenza e malattie psichiatriche.
Tuttavia, sono ancora scarse le ricerche sulla prevalenza di uno stato carenziale di tiamina nelle malattie psichiatriche. Uno studio ha rilevato che il 30% dei pazienti psichiatrici era carente[47].
Un altro ha riscontrato una riduzione della tiamina associata a depressione in pazienti cinesi anziani[48], mentre altri ricercatori hanno riscontrato che la tiamina adiuvante migliorava i sintomi depressivi[49] e quelli legati all’ansia[50].
Dalla casistica, la carenza di tiamina è stata segnalata nel disturbo bipolare, della schizofrenia e nell’anoressia[51].
Carenza di tiamina negli anziani
Per gli anziani, la possibilità di una carenza di tiamina può essere elevata, ma anche in questo caso i numeri variano in base ai test e ai valori utilizzati per definire la carenza.
Uno studio condotto su 60 anziani residenti in comunità ha riscontrato la carenza di tiamina nel 50% dei soggetti testati, nonostante un consumo leggermente superiore alla dose giornaliera raccomandata[52].
Altri studi hanno rilevato un’incidenza di carenza in pazienti anziani ospedalizzati compresa tra il 20 e il 40% [53][54].
Malattie neurocognitive e neuromotorie
I disturbi neurocognitivi e neuromotori rappresentano le ultime espressioni sintomatiche della carenza prolungata di tiamina.
Nonostante le diverse origini genetiche, diverse linee di evidenza hanno trovato importanti associazioni tra bassi livelli di tiamina e i disturbi neurocognitivi come l’Alzheimer [55], il Parkinson[56], il morbo di Huntington [57] e la demenza [58].
Benché risulti equivoca la ricerca sulla carenza di tiamina e il relativo trattamento per queste patologie, è indiscutibile la presenza di un’alterazione nella gestione del glucosio da parte delle cellule del cervello, che è un segno distintivo di una tiamina insufficiente[59].
Pazienti ospedalizzati
Quando si esaminano le ricerche sui pazienti ospedalizzati, ci si aspetta che lo stress acuito dalla malattia, qualsiasi malattia, aumenti la richiesta di tiamina. Ed effettivamente è proprio così.
In un pronto soccorso del Regno Unito, le analisi effettuate su un campione casuale di pazienti hanno evidenziato che il 20% di costoro era carente di tiamina [60].
Nei pazienti con insufficienza cardiaca, per i quali dovrebbe essere prevista e monitorata la carenza di tiamina e invece non viene né testata né trattata, la prevalenza è elevata e varia dal 33 al 90%, a seconda dello studio e del ricovero[61][62].
Uno studio retrospettivo su 36 veterani non alcolisti con carenza di tiamina confermata ha rilevato la presenza di due o più condizioni infiammatorie che al 97% erano croniche, all’83% acute. Il 47% erano persone in sovrappeso o obese. Il livello di infiammazione è stato definito come un fattore chiave alla base della carenza[63].
In genere, a prescindere dalla diagnosi, la carenza di tiamina viene trascurata in terapia intensiva. È stato riscontrato che al momento del ricovero la carenza di tiamina era del 10% e dopo pochi giorni la percentuale è salita al 20%. Considerando invece solo i pazienti con sepsi (infiammazione grave e generalizzata), è stato rilevato che il 70% era carente [64].
Risulta evidente che, dal momento del ricovero in poi, i pazienti peggiorano lo stato nutrizionale, probabilemente non solo quello relativo alla tiamina, soprattutto nel caso in cui sviluppino una sepsi.
Cause di carenza di tiamina
È noto che la tiamina si riduce nell’organismo in risposta a varie condizioni, ognuna delle quali riduce i livelli di tiamina in modo diverso. Ad esempio:
- l’alcolismo ne compromette l’assorbimento,
- una glicemia elevata ne aumenta sia il tasso di utilizzo nel metabolismo cellulare che la velocità di eliminazione attraverso le urine.
La carenza di tiamina è stata riscontrata anche nei soggetti affetti da obesità e si ipotizza che anche una dieta ricca di alimenti trasformati possa contribuire alla carenza di tiamina[65].
Diete ad alto contenuto di carboidrati
È molto probabile che il fattore più trascurato in merito ai livelli di tiamina di un individuo sia la composizione della dieta. Sono stati diffusi gli alimenti fortificati, ma il vero problema non è mai stato affrontato: metabolizzare i carboidrati, a prescindere dalla loro fonte o qualità, richiede tiamina.
Un elevato contenuto glucidico nella dieta (pane, pasta, patate, pizza, dolci, riso) riduce in modo fattivo le concentrazioni di tiamina in circolo attraverso una serie di meccanismi.
Uno studio[66] effettuato con individui sani ha rilevato che quando il 55% dell’apporto calorico totale proveniva dai carboidrati (apporto consigliato dalle linee guida ufficiali sulla dieta), indipendentemente dalla loro fonte, i livelli di tiamina diminuivano. Con l’aumento dell’apporto di carboidrati, la tiamina si riduceva ulteriormente.
Al contrario, una dieta a basso contenuto di carboidrati e più ricca di grassi rallenta la perdita di tiamina in condizioni sperimentali di restrizione della tiamina[67], mentre le proteine sembrano preservare la degradazione della tiamina negli alimenti[68].
Per meglio comprendere di cosa stiamo parlando, il glucosio o il destrosio somministrati per via endovenosa possono far precipitare il livello di tiamina fino a indurre encefalopatia di Wernicke in individui malnutriti[69], iperemetici[70] e anche nei ben nutriti ma sottoalimentati[71].
L’iperglicemia, a sua volta, è spesso associata a carenza di nutrienti e a disfunzioni metaboliche che riguardano non solo il metabolismo del glucosio, ma anche quello degli acidi grassi e degli aminoacidi.
Nel cuore, ad esempio, la produzione di ATP si sposta dalla via preferita di ossidazione degli acidi grassi (il cuore è progettato per bruciare grassi) verso il consumo di glucosio attraverso la , un indicatore che rivela l’inflessibilità metabolica associata sia ad insufficienza cardiaca[72] che al beriberi[73].
Questo modello di disfunzione metabolica è stato collegato a Parkinson, Alzheimer, morbo di Huntington, sclerosi laterale amiotrofica e ai sintomi del beriberi secco e di encefalopatia, a seconda della cronicità e della gravità[74].
Ognuno degli schemi disfunzionali appena citati, insieme ai relativi sintomi, è modulato dai livelli di tiamina rispetto all’assunzione di carboidrati[75].
Studi in vitro e in vivo dimostrano che l’integrazione di tiamina riduce o inverte i modelli metabolici e le manifestazioni cliniche di iperglicemia, ipertensione, dislipidemia e altri sintomi attraverso la sovra regolazione di alcuni enzimi, tra cui quelli dipendenti dalla tiamina.
Sostanze chimiche negli alimenti
Oltre al carico di carboidrati, gli alimenti trasformati tendono a concentrare un carico di sostanze tossiche molto più elevato rispetto agli alimenti non trasformati e biologici[76].
Ogni aspetto della produzione alimentare commerciale comporta l’uso di prodotti chimici (ad esempio aspartame, sorbato di potassio(E202), coloranti con cadmio, piombo, mercurio, glifosato ecc.) che hanno dimostrato di essere tossici per i mitocondri[77][78], le centraline generatrici di bioenergia dislocate all’interno della cellula.
In definitiva, la combinazione carboidrati-zuccheri-tossine e ridotta concentrazione di tiamina, è probabilmente alla base di gran parte delle disfunzioni metaboliche che colpiscono le popolazioni occidentali.
Alcol, fumo, caffè, tè, crostacei
Sebbene l’alcolismo cronico sia un fattore riconosciuto di carenza di tiamina, il ruolo del consumo regolare di alcol, al di sotto della soglia dell’alcolismo, è sottovalutato.
Indipendentemente dalla quantità, l’etanolo contenuto nell’alcol blocca la conversione della tiamina alimentare in tiamina attiva [79], riducendone la disponibilità fino al 54%[80].
Se consumato regolarmente, l’alcol aumenta il tasso di deplezione della tiamina e danneggia la mucosa intestinale[81], causando disbiosi e malassorbimento[82].
La disbiosi può essere una causa o una conseguenza della riduzione della tiamina, almeno inizialmente, ma alla fine si autoalimenta se lo stato della tiamina non viene corretto[83].
La nicotina presente nei prodotti a base di tabacco inibisce la disponibilità di tiamina inibendo un trasportatore di tiamina di oltre il 40% nel pancreas e forse anche in altri tessuti[84].
Questo meccanismo compromette la secrezione di insulina[85].
La combinazione nicotina – alcol è implicata nello sviluppo della pancreatite[86], tanto che l’infiammazione del pancreas si potrebbe considerare come una manifestazione indiretta della carenza di tiamina.
Per ciò che riguarda il tè e il caffè, il loro contenuto di acido caffeico, acido clorogenico acido tannico compromette l’assorbimento della tiamina, ossidando l’anello tiazolico della molecola[87]. Gli zuccheri, gli aromi e le altre sostanze aggiunte per esaltare il gusto aumentano la richiesta di tiamina.
Nel complesso è possibile che il tè e soprattutto il caffè possano contribuire alla carenza di tiamina più di quanto fino ad ora sia stato riconosciuto.
I crostacei e il pesce crudo, attraverso gli stessi meccanismi, riducono la tiamina in circolo[88].
Farmaci e sostanze chimiche
In generale i farmaci rappresentano un ostacolo chimico alla stabilità della tiamina e di altri nutrienti. Pertanto, il loro uso regolare richiede un approccio concertato volto a mantenere uno stato nutrizionale equilibrato.
I meccanismi con cui le molecole dei farmaci impoveriscono l’organismo di nutrienti possono essere diretti o indiretti.
Ad esempio, alcuni antibiotici hanno come bersaglio la tiamina [89], mentre altri, metformina (utilizzata nel diabete) e altri 146 farmaci, agiscono bloccando i trasportatori di tiamina[90].
Di seguito un elenco di farmaci che riducono i livelli di tiamina e che disturbano il funzionamento dei mitocondri[91]:
- metformina[92],
- farmaci per trattare l’ansia e altri disturbi psichiatrici[93],
- metronidazolo (antibiotico)[94],
- trimetoprim e altri antibiotici[95],
- antipertensivi[96],
- FANS, acetaminofene e aspirina[97],
- inibitori di pompa protonica[98],
- diuretici[99],
- chemioterapici[100].
Va notato che negli ultimi decenni è oramai divenuta consuetudine prescrivere molteplici farmaci per un tempo indefinito [101]. Di conseguenza è innegabile un effetto cumulativo sulla deplezione di micronutrienti.
A completare il quadro delle minacce allo stato nutrizionale delle persone, ci sono le molteplici sostanze chimiche e gli inquinanti industriali che danneggiano, anche a basse esposizioni, l’attività dei mitocondri[102][103][104], incrementando il fabbisogno non solo di tiamina ma anche di altri nutrienti essenziali ai mitocondri.
Benefici della vitamina B1
L’integrazione di vitamina B1 può avere un impatto significativo nel migliorare i sintomi di ansia e depressione ed anche nel prevenire il peggioramento dell’iperglicemia e del diabete, dell’insufficienza cardiaca, della demenza e della degenerazione cerebrale.
Riduce ansia generalizzata
Uno studio ha coinvolto 9 pazienti – 6 maschi e 3 femmine, tra i 57 – 83 anni, con distrubi di ansia generalizzata senza precedenti di alcolismo[105].
Tutti i pazienti avevano bassi livelli circolanti di tiamina. La valutazione dello stato di ansia è stata effettuata all’inizio e alla fine dello studio tramite il test di Hamilton (HARS = Hamilton Anxiety Rating Scale).
Risultati
La supplementazione di tiamina ha migliorato significativamente i punteggi di HARS, ha aumentato il benessere generale e ha ridotto la fatica in pazienti con disturbo d’ansia generalizzata.
È interessante notare che questi pazienti sono stati in grado di interrompere l’assunzione di farmaci ansiolitici e di β-bloccanti.
Riduce la depressione
Uno studio condotto in Spagna ha dimostrato che l’assunzione di carboidrati è direttamente collegata a depressione, tramite deplezione di vari nutrienti essenziali.
I ricercatori hanno studiato l’alimentazione di un gruppo di bambini spagnoli tra i 7 e i 9 anni, evidenziando la relazione diretta tra carenza di tiamina e sintomi depressivi[106].
In un altro studio con 51 pazienti ricoverati per depressione e in trattamento con farmaci – età media 35 anni circa, l’integrazione di 300 mg al giorno di tiamina ha ridotto i sintomi depressivi meglio della pillola placebo (pillola di zucchero)[107].
La tiamina, pertanto, può migliorare gli effetti dei tradizionali farmaci antidepressivi.
Potrebbe ridurre le emicranee nelle donne
Nel 2022 uno studio[108] che ha esaminato i dati raccolti da 13439 soggetti, ha evidenziato l’esistenza di un legame tra tiamina ed emicrania. Coloro che accusavano i sintomi più gravi di emicrania avevano un’assunzione inferiore di tiamina. Al contrario invece, nei soggetti con maggior apporto di tiamina i ricercatori hanno notato una minor frequenza dei sintomi e/o una ridotta gravità del dolore, soprattutto nelle donne.
Servono comunque ulteriori studi prima di confermare i benefici della vitamina B1 nella riduzione di cefalee ed emicranie gravi.
Riduce gravità dell’insufficenza cardiaca
La frazione di eiezione è una misura importante della funzione del miocardio per valutare la gravità nell’insufficienza cardiaca.
Uno studio condotto su 25 pazienti ha rilevato che l’uso di furosemide a dosi pari o superiori a 80 mg/die era associato a una prevalenza del 98% di carenza di tiamina[109].
In uno studio randomizzato, in doppio cieco, condotto su 30 pazienti affetti da insufficenza cardiaca in trattamento con furosemide (80 mg/die) da almeno tre mesi, la terapia con tiamina per via endovenosa (200 mg/die) per sette giorni ha determinato un miglioramento della LVEF (left ventricular ejection fraction: frazione di eiezione ventricolo sinistro) rispetto al placebo[110].
Quando tutti i 30 pazienti affetti da insufficenza cardiaca di quello studio hanno successivamente ricevuto sei settimane di terapia orale con tiamina (200 mg/die), la frazione di eiezione media è migliorata del 22%. Questo risultato può essere rilevante perché il miglioramento di questo parametro è stato associato a un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti affetti da CHF[111].
Mancano studi specifici sull’integrazione orale di tiamina nei pazienti con insufficienza cardiaca e quelli disponibili hanno rilevato scarsi miglioramenti[112][113].
Ha dato risultati significativi, invece, in termini di frazione di eiezione, gittata cardiaca e altri parametri, l’integrazione orale di benfontiamina in 20 pazienti con cardiomiopatia dilatativa e insufficienza cardiaca grave trattati con furosemide[114].
Migliora tolleranza al glucosio
L’integrazione con tiamina ad alte dosi può[115]:
- prevenire il peggioramento della glicemia e dell’insulinemia a digiuno;
- migliorare la tolleranza al glucosio nei pazienti con iperglicemia;
- prevenire e rallentare la progressione dell’iperglicemia verso il diabete mellito in individui con alterata regolazione del glucosio (ad es. sindrome metabolica).
Riduce glicemia a digiuno
Nei pazienti con diabete mellito refrattari ai farmaci, una dose giornaliera di 150 mg di tiamina per 1 mese ha condotto a una riduzione significativa della concentrazione plasmatica di glucosio a digiuno[116]
Migliora le condizioni dei vasi sanguigni
Nei diabetici l’iperglicemia disturba le funzioni dei vasi sanguigni riducendo le cellule progenitrici endoteliali (EPC) derivate dal midollo osseo, fondamentali per la crescita dei vasi sanguigni[117].
Una maggiore assunzione giornaliera di tiamina in 88 pazienti con diabete tipo 2 è stata correlata con un maggior numero di cellule progenitrici endoteliali circolanti e con una migliore salute vascolare[118].
È stato altresì evidenziato che al calare della concentrazione di tiamina aumenta la presenza di una molecola vascolare “adesiva”, sVCAM-1, un marcatore di disfunzione vascolare, nei pazienti con diabete[119][120].
Riduce albuminuria nei diabetici
I marcatori precoci della nefropatia diabetica includono la presenza di albumina sierica nelle urine, nota come microalbuminuria.
Uno studio randomizzato di 6 mesi, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su 40 pazienti affetti da diabete di tipo 2 con microalbuminuria, ha rilevato che la supplementazione di tiamina ad alte dosi (300 mg/die) ha ridotto l’escrezione di albumina urinaria per un periodo di tre mesi[121].
Un altro studio simile con 100 pazienti che hanno utilizzato la stessa dose per lo stesso periodo è giunto alle stesse conclusioni[122].
Aumenta colesterolo HDL riduce i trigliceridi
Una revisione di 6 trial clinici, sebbene le evidenze circa la riduzione glicemica siano risultate scarse, ha sottolineato la tendenza comune in tutti gli studi ad un aumento del colsterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono) e ad una riduzione dei trigliceridi nei soggetti che hanno integrato la tiamina[123].
Pressione sanguigna
Uno studio sull’uomo in soggetti con cirrosi epatica ha riscontrato che la reintegrazione di bassi livelli di tiamina ha migliorato notevolmente i valori della pressione e i livelli di glucosio[124].
In soggetti con iperglicemia allo stadio iniziale, l’integrazione di 300 mg di tiamina (HCl) per sei settimane ha ridotto la pressione arteriosa media e la pressione arteriosa diastolica rispettivamente del 2,3% e 4,3% rispetto al placebo[125].
Pazienti affetti da demenza
In uno studio randomizzato e controllato, il trattamento con benfotiamina (300 mg, due volte al giorno) per 12 mesi ha mostrato una tendenza al rallentamento del declino cognitivo nelle persone con decadimento cognitivo lieve o malattia di Alzheimer lieve[126].
Tuttavia, i benefici sono stati riscontrati solo nelle persone che al basale avevano una funzione cognitiva elevata. Anche un piccolo studio in aperto e non controllato ha dimostrato che il trattamento con benfotiamina per 18 mesi ha portato a un miglioramento della funzione cognitiva nei pazienti affetti da Alzheimer[127]. Il trattamento non ha ridotto i livelli di beta-amiloide, un marcatore biologico della malattia di Alzheimer.
Alzheimer e declino cognitivo
In uno studio randomizzato e controllato su 70 persone con decadimento cognitivo lieve o malattia di Alzheimer lieve, il trattamento con benfotiamina (300 mg, due volte al giorno) per 12 mesi ha mostrato una tendenza al rallentamento del declino cognitivo[128].
I prodotti finali della glicazione avanzata (AGE), modificazioni tossiche delle proteine indicative di un alterato metabolismo del glucosio e dell’invecchiamento, aumentano tipicamente nel cervello dei pazienti affetti da Alzheimer, ma il trattamento con benfotiamina ha ridotto significativamente questo aumento. In questo studio non sono stati osservati effetti della benfotiamina sulla memoria verbale o sul metabolismo cerebrale del glucosio. È necessario uno studio di conferma più ampio per estendere questi risultati preliminari.
La benfotiamina viene convertita in tiamina, che funge da fattore chiave per tre enzimi coinvolti nella generazione di energia dal glucosio[129].
Studi preclinici hanno rilevato che la benfotiamina migliora la funzione cognitiva e riduce i marcatori biologici della malattia di Alzheimer[130][131].
Questi benefici potrebbero essere dovuti alla capacità della benfotiamina di sopprimere l’attività di un enzima che favorisce la progressione dell’Alzheimer[132]. Tuttavia, questi effetti non sono stati confermati nell’uomo.
Non si esclude la possibilità che un supplemento di tiamina in persone anziane con una funzione cognitiva normale, ma che presentano depositi amiloidi, possa aiutare a prevenire la successiva perdita cognitiva e l’eventuale demenza.
Funzione cognitiva nei bambini
Il libro “The complete Book of vitamins” riporta un esperimento condotto a metà degli anni 60 dalla dottoressa Ruth F. Harrell del Dipartimento di Psicologia e Pedagogica presso la Columbia University.
Per sperimentare gli effetti dell’integrazione della vitamina B1 sulla funzione cognitiva, la dottoressa selezionò due gruppi di ragazzi aventi grossomodo le stesse caratteristiche, di età compresa fra i 9 e i 19 anni.
L’esperimento è stato condotto in doppio cieco, quindi sia i ricercatori che i ragazzi ignoravano il contenuto della compressa.
Trascorso un anno dall’inizio della somministrazione tutti i ragazzi sono stati sottoposti a una serie di test per misurare le loro capacità intellettive. Il gruppo di coloro che avevano ricevuto l’integrazione di tiamina ottenne miglioramenti del 25-32% rispetto al gruppo placebo.
Malattie metaboliche genetiche
L’integrazione di tiamina è inclusa nella gestione clinica delle malattie genetiche che influenzano il metabolismo dei carboidrati e degli aminoacidi a catena ramificata.
Tra questi disturbi vi sono ad esempio il deficit di complesso piruvato deidrogenasi (PDHC) tiamina-resistente, l’anemia megaloblastica tiamino-responsiva, la malattia dei gangli basali sensibile alla biotina e alla tiamina.
Effetti avversi tiamina
Non vi sono evidenze di effetti da sovradosaggio ad eccezione della somministrazione endovenosa[133].
Se assunta per via orale la benfotiamina è ritenuta sicura fino a 600 mg al giorno per un massimo di 24 settimane. Gli effetti collaterali sono rari. Alcune persone hanno riportato problemi digestivi e eruzioni cutanee.
Per concludere
Senza dubbio la carenza di tiamina necessita di ulteriori ricerche e le relative tecniche diagnostiche andrebbero implementate. Ad oggi non se ne conosce ancora l’esatta prevalenza.
Gli studi effettuati nelle autopsie hanno riportato una prevalenza più alta rispetto agli studi clinici, il che suggerisce che le diagnosi non vengono affettuate[134].
Sono stati riconosciuti numerosi fattori di rischio per la carenza di tiamina e la malattia è stata diagnosticata in pazienti senza i classici fattori di rischio, come ad esempio nei pazienti critici[135].
Inoltre, abbiamo visto che molti pazienti e persone sane possono avere una carenza subclinica di tiamina, dove l’eccesso di carboidrati è una delle cause più diffuse.
Occorrono strumenti più semplici e meno costosi per diagnosticare la carenza.
Sebbene non esistano metodi efficienti per effettuare la diagnosi, i medici dovrebbero mantenere alto il sospetto di una eventuale carenza in modo da trattare tempestivamente i pazienti. Il trattamento è poco costoso e consente di salvare delle vite.
Fonti e riferimenti scientifici
001 Marrs C, Lonsdale D. Cells. 2021 PubMed
002 Bhattacharya S. Med Hist. 2002
003 Funk, C. (1912). The etiology of the deficiency diseases. Beri-beri, polyneuritis in birds, epidemic dropsy, scurvy, experimental scurvy in animals, infantile scurvy, ship beri-beri, pellagra. Journal of State Medicine 20, 341–368.
004 Williams, R. R. and Cline, J. K. (1936). Synthesis of vitamin B 1. Journal of the American Chemical Society 58, 1504–1505.
005 Wooley JA. Nutr Clin Pract. 2008 PubMed
006 Wooley JA. Nutr Clin Pract. 2008 PubMed
007 Moshfegh et al. 2009. Google Scholar
008 Lonsdale D. Med. Hypotheses. 2015 PubMed
009 Marrs C, Lonsdale D. Cells. 2021 PubMed
010 Polegato et al. Nutr Clin Pract. 2019 PubMed
011 Polegato et al. Nutr Clin Pract. 2019 PubMed
012 Polegato et al. Nutr Clin Pract. 2019 PubMed
013 Sauberlich et al. Am J Clin Nutr. 1979 PubMed
014 Davis RE, Icke GC. Clinical chemistry of thiamin. Adv Clin Chem. 1983 PubMed
015 Elmadfa et al. Int. J. Vitam. Nutr. Res. 2001 PubMed
016 Elmadfa et al. Int. J. Vitam. Nutr. Res. 2001 PubMed
017 Shepherd S.J., Gibson P.R. J. Hum. Nutr. Diet. 2013 PubMed
018 Vudhivai et al. J. Med Assoc. Thail. = Chotmaihet Thangphaet. 1991 PubMed
019 Smithline et al. Pharmacokinetics of high-dose oral thiamine hydrochloride in healthy subjects. BMC Clin Pharmacol. 2012
020 Starling-Soares et al. J Nutr Metab. 2020 PubMed
021 Starling-Soares et al. J Nutr Metab. 2020 PubMed
022 Williams et al. Arch. Intern. Med. 1940 JAMA
023 Harper et al. J. Neurol. Neurosurg. Psychiatry. 1986 PubMed
024 Sechi G, Serra A. Lancet Neurol. 2007 PubMed
025 Carrodeguas et al. Surg Obes Relat Dis. 2005 PubMed
026 Gabrielli et al. J Clin Anesth. 2001 PubMed
027 Imamura et al. Int Heart J. 2015 PubMed
028 Sweet et al. Int. J. Vitam. Nutr. Res. 2013 PubMed
029 Sweet et al. Int. J. Vitam. Nutr. Res. 2013 PubMed
030 McGettrick et al. The role of HIF in immunity and inflammation. Cell Metab. 2020 PubMed
031 Polegato et al. Nutr Clin Pract. 2019 PubMed
032 Williams et al. Arch. Intern. Med. 1942 JAMA
033 Prakash S. Case Rep. 2018 PubMed
034 Donnino M. Ann. Intern. Med. 2004 PubMed
035 Uebansoet al. Mol. Nutr. Food Res. 2020 PubMed
036 Said H.M. Biochem. J. 2011 PubMed
037 Yoshii et al. Front. Nutr. 2019 PubMed
038 Costliow Z.A., Degnan P.H. MSystems. 2017 PubMed
039 Jenkins et al. Nat. Chem. Biol. 2007 PubMed
040 Gangolf et al. PLoS ONE 2010 PubMed
041 Baker et al. J. Am. Coll. Nutr. 2002 PubMed
042 Sánchez et al. Eur. J. Clin. Nutr. 1999 PubMed
043 Baker et al. J. Am. Coll. Nutr. 2002 PubMed
044 Oudman et al. Eur. J. Obstet. Gynecol. Reprod. Biol. 2019 PubMed
045 Standing Committee on the Scientific Evaluation of Dietary Reference Intakes. Dietary Reference Intakes for Thiamin, Riboflavin, Niacin, Vitamin B6, Folate, Vitamin B12, Pantothenic Acid, Biotin, and Choline. National Academies Press; Washington, DC, USA: 1998. Google Scholar
046 Dhir et al. Front. Psychiatry. 2019 PubMed
047 Carney et al. Br. J. Psychiatry. 1982 PubMed
048 Zhang et al. J. Nutr. 2013 PubMed
049 Ghaleiha et al. Eur. Arch. Psychiatry Clin. Neurosci. 2016 PubMed
050 Quoc Lu’o’ng K.V., Nguyen L.T.H. Int. J. Clin. Med. 2011 Google Scholar
051 McCormick et al. Cogn. Behav. Neurol. Off. J. Soc. Behav. Cogn. Neurol. 2011 PubMed
052 Nichols et al. J. Am. Coll. Nutr. 1994 PubMed
053 Pepersack et al. 1999 PubMed
054 Wilkinson et al. Age Ageing. 2000 PubMed
055 Sang et al. Alzheimer’s Res. Ther. 2018 PubMed
056 Håglin et al. Clin. Nutr. ESPEN. 2020 PubMed
057 Montojo et al. J. Huntingt. Dis. 2017 PubMed
058 Gibson et al. Ann. N. Y. Acad. Sci. 2016 PubMed
059 Liu D., Ke Z., Luo J. Mol. Neurobiol. 2017 PubMed
060 Jamieson et al. Clin. Nutr. 1999 PubMed
061 Hanninen et al. J. Am. Coll. Cardiol. 2006 PubMed
062 Ahmed et al. Heart Fail. Rev. 2015 PubMed
063 Mates et al. J. Clin. Med. 2021 PubMed
064 Costa et al. J. Crit. Care. 2014 PubMed
065 Kerns et al. Adv Nutr. 2015 PubMed
066 Elmadfa et al. Int. J. Vitam. Nutr. Res. 2001 PubMed
067 Gruber M. Nature. 1950 PubMed
068 Lee E.S. Google Scholar
069 Watson et al. Ir. J. Med Sci. 1981 DOI: 10.1007/BF02938260
070 Jarvis et al. BMJ. 2011 PubMed
071 Schabelman E., Kuo D. J. Emerg. Med. 2012 PubMed
072 Karwi et al. Front. Cardiovasc. Med. 2018 PubMed
073 Lonsdale D. Evid.-Based Complementary Altern. Med. 2006 PubMed
074 Zhang et al. Front. Neurosci. 2021 PubMed
075 Lonsdale D. Evid.-Based Complementary Altern. Med. 2006 PubMed
076 Martínez Steele et al. PLoS ONE. 2020 PubMed
077 Qu et al. 2019 Molecules 2019 PubMed
078 Meyer et al. Toxicol. Sci. 2013 PubMed
079 Rindi et al. Biochem. Pharmacol. 1986 PubMed
080 Laforenza et al. Alcohol Alcohol. 1990 PubMed
081 Van der Werff A.S.A., Klooster A. Relationship of alcohol intake and thiamine deficiency in heart failure OA Alcohol. 2013 Semantic Scholar
082 Engen et al. Alcohol Res. Curr. Rev. 2015 PubMed
083 Yoshii et al. Front. Nutr. 2019 PubMed
084 Srinivasan et al. Cells. PLoS ONE. 2015 PubMed
085 Rathanaswami et al. Biochem. Int. 1991 PubMed
086 Alexandre et al. Pancreatology. 2011 PubMed
087 Wiley K.D. and Gupta M. (2023) [Updated 2022 Jul 22] PubMed
088 Wiley K.D. and Gupta M. 2023 PubMed
089 Shobha Acta Sci. Nutr. Health. 2019 Acta Scientific ASNH-03-0285
090 Vora et al. Am. J. Clin. Nutr. 2019 PubMed
091 Neustadt J., Pieczenik S.R. Mol. Nutr. Food Res. 2008 PubMed
092 Liang et al. Mol. Pharm. 2015 PubMed
093 Neustadt J., Pieczenik S.R. Mol. Nutr. Food Res. 2008 PubMed
094 Alston T.A., Abeles R.H. Arch. Biochem. Biophys. 1987 PubMed
095 Giacomini et al. Drug Metab. Dispos. 2017 PubMed
096 Karadima et al. EPMA J. 2016 PubMed
097 Wallace K.B. J. Child Neurol. 2014 PubMed
098 Nixon et al. Biochem. Pharm. 1992 PubMed
099 Suter et al. J. Nutr. Health Aging. 2000 PubMed
100 Onishi et al. Eur. J. Clin. Nutr. 2021 PubMed
101 Halli-Tierney et al. Am. Fam. Physician. 2019 PubMed
102 Zolkipli-Cunningham et al. Toxicology. 2017 PubMed
103 Singh et al. Toxicol. Int. 2011 PubMed
104 Peixoto F. Chemosphere 2005 PubMed
105 The Impact of Thiamine Treatment on Generalized Anxiety Disorder International Journal of Clinical Medicine 2011
106 Rubio-Lopez N, Morales-Suarez-Varela M, Pico Y, Livianos-Aldana L, Llopis-Gonzalez A. Nutrient intake and depression symptoms in Spanish children: the ANIVA study. Int J Environ Res Public Health (2016)
107 Ghaleiha et al. Adjuvant thiamine improved standard treatment in patients with major depressive disorder: results from a randomized, double-blind, and placebo-controlled clinical trial European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience 2016
108 Dan Li et al. Dietary intake of thiamine and riboflavin in relation to severe headache or migraine: A cross-sectional survey Headache 2022
109 Zenuk et al. Can J Clin Pharmacol. 2003 PubMed
110 Shimon et al. Am J Med. 1995 PubMed
111 Leslie D, Gheorghiade M. Am Heart J. 1996 PubMed
112 Mehdi et al. J Cardiol Curr Res. 2017 DOI:10.15406/jccr.2017.09.00316
113 Keith M, Quach S, Ahmed M, et al. Am J Clin Nutr. 2019 PubMed
114 Benfothiamine Administration in Patients with Dilated Cardiomyopathy and Advanced Heart Failure with Chronic Diuretic Treatment.
115 Alaei Shahmiri et al. Eur J Nutr 2013
116 González-Ortiz et al. Eur J Nutr 2011 PubMed
117 Tepper et al. Circulation. 2002 PubMed
118 Wong et al. Mol Nutr Food Res. 2008 PubMed
119 Rabbani et al. Diabetologia 2009 PubMed
120 Thornalley PJ et al. Diabetologia 2007 PubMed
121 Rabbani et al. Diabetologia 2009 PubMed
122 Alam et al. J Diabetes Metab 2012 DOI:10.4172/2155-6156.1000233
123 Muley A, Fernandez R, Green H, et al. BMJ Open 2022
124 Hassan et al. J Gastroenterol Hepatol 1991 PubMed
125 Alaei-Shahmiri et al. Diabetes Metab Syndr. 2015 PubMed
126 Gibson et al. Journal of Alzheimer’s disease 2020 PubMed
127 Pan et al. Neurosci Bull 2016 PubMed
128 Gibson et al. Journal of Alzheimer’s disease 2020 PubMed
129 Gibson et al. Mol Cell Neurosci 2013 PubMed
130 Pan et al. Brain 2010 PubMed
131 Markova et al. Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry 2017 PubMed
132 Sun et al. Neurosci Bull 2012 PubMed
133 Frank LL. Thiamin in Clinical Practice. JPEN J Parenter Enteral Nutr. 2015 PubMed
134 Sechi G, Serra A. Lancet Neurol. 2007 PubMed
135 Manzanares W, Hardy G. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2011 PubMed