Recentemente si è scoperto che le vitamine D3 e K2 insieme collaborano per regolare non solo la densità dei tessuti ossei e vascolari ma anche la risposta glicemica, insulinemica e immunitaria.
Perché assumere vitamina D3 e K2 insieme
La vitamina D3 aumenta i livelli di calcio nel corpo. La vitamina K2 attiva un meccanismo biochimico che “richiama” il calcio nelle ossa evitando che si depositi nelle arterie o che circoli liberamente aumentando le contrazioni muscolari.
Quindi, dosi elevate di vitamina D3 in presenza di carenza di vitamina K, in particolare K2, potrebbero indurre effetti negativi a causa dell’eccesso di calcio.
Inoltre, ci sono prove sufficienti per affermare che l’integrazione congiunta di vitamina D3 e K2 insieme potrebbe essere più efficace dell’assunzione separata.
Questo spiega la diffusione di integratori che associano nello stesso prodotto vitamina D3 e K2 insieme.
L’efficacia dimostrata da questa potente combinazione fornisce un valido motivo per:
- mangiare una dieta ricca di vitamina K e D, che includa carne, fegato da pollame, burro ghee, uova, pesce (da animali non nutriti a cereali), funghi, verdure e alimenti fermentati1,
- scegliere, al bisogno, una integrazione funzionale alla biochimica del corpo.
Nonostante l’assunzione congiunta di vitamine D3 e K2 sollevi dei dubbi, a causa di un esperimento di laboratorio, alcune prove cliniche invece ne confermano la validità.
Le Vitamine D3 e K2 vanno prese insieme o separate?
Scoprilo in questa guida gratuita.
Vitamina D3: cos’è e come funziona
La vitamina D non è una vitamina ma un gruppo di pro-ormoni liposolubili, di cui fa parte il colecalciferolo (vitamina D3).
Viene sintetizzato a partire dal colesterolo, quando la pelle inizia a scaldarsi e soprattutto ad arrossarsi sotto i raggi solari ultravioletti (UVB).
Questo tipo di radiazione solare è corta, molto calda e colpisce la crosta terrestre tra le 11.30 e le 15.00, quando il sole si trova allo zenit.
In tale fascia oraria, è sufficiente mezz’ora di esposizione solare della maggior parte della pelle, senza alcuna protezione.
In genere, l’esposizione solare copre il 90% del fabbisogno di vitamina D, mentre il restante 10% dipende dall’alimentazione, tranne che per la popolazione Inuit, abitante le terre dell’Artico.
Diversamente dal resto della popolazione mondiale, gli Inuit ottengono la vitamina D dai grassi del pesce, presenti ogni giorno e in gran quantità nella loro dieta carnivora1.
Più in generale, la carenza di vitamina D rimane un problema grave indipendentemente dalla latitudine. Si stima che circa un settimo della popolazione mondiale sia carente di vitamina D2.
La vitamina D è fondamentale per le funzioni del sistema immunitario, per prevenire e tenere sotto controllo il peggioramento di malattie come il diabete,3 il cancro, le malattie autoimmuni, le malattie infettive, le otiti, le malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare.
Tra i suoi benefici, di recente è stato dimostrato che può migliorare la forza muscolare, grazie a prove cliniche che hanno coinvolto gruppi di atleti.4
Molteplici studi sottolineano che la vitamina D può essere utile per prevenire la depressione e il suo peggioramento5678, essendo coinvolta nelle funzioni nervose.
Inoltre, aiuta a ridurre le crisi asmatiche9 e la psoriasi10.
Quali sono i valori ottimali di vitamina D
Sono considerati valori normali di 25(OH)D compresi tra 30 a 60 ng/mL.
Carenza < 20 ng
Insufficienza 20 – 30 ng
Eccesso > 100ng
Tossicità > 150 ng
Livelli elevati fino a 100 ng/mL, riscontrati in individui che ricevono un’intensa esposizione solare, sono stati giudicati sicuri e privi di effetti negativi.11
Si stima che l’alimentazione in Italia fornisca in media circa 300 UI al giorno, perciò, quando non è possibile esporsi al sole, si deve garantire una integrazione minima, dalle 1.200 alle 2.000 UI al giorno in soggetti sani, per evitare la carenza di vitamina D.12
Secondo le ultime raccomandazioni EFSA13(Autorià Europea per la Sicurezza Alimentare) l’assunzione giornaliera raccomandata è la seguente:
- per i neonati da 7 a 11 mesi 10μg (400 UI)
- da 1 a 17 anni 15μg,
- per gli adulti 15μg (600 UI),
- gravidanza e allattamento 15μg
In caso di carenza, l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda una dose di mantenimento tra le 1000 e le 4000 UI al giorno, ma senza riportare dati ed evidenze di pratica clinica.
L’esperienza clinica suggerisce che un dosaggio giornaliero personalizzato in base al BMI (indice di massa corporea) consente di ottenere risultati migliori in soggetti carenti.14
Per ciò che riguarda le “dosi di attacco”, somministrate una volta al mese oppure ogni 15 giorni, sembra che non siano adatte a tutti. Nelle persone anziane, dosi elevate somministrate per coprire lunghi periodi di tempo possono peggiorare il declino cognitivo15. Questo dato ci porta a suppore che il nostro corpo non conservi a lungo le scorte fornite per bocca e che, degradandosi, il prodotto non solo perda efficacia, ma diventi persino ‘intossicante’ per l’organismo.
Vitamina K2: cos’è e come funziona
La Vitamina K descrive un gruppo di 3 molecole:
- vitamina K1 (fillochinone),
- vitamina K2 (menachinone),
- vitamina K3 (menadione idrosolubile).
La vitamina K1 (fillochinone) è di origine vegetale (ad es. cavolo, spinaci, lattuga), ed è quella che sembra essere più coinvolta nei processi di coagulazione del sangue.16
La vitamina K2 (menachinone) favorisce l’assorbimento della microflora intestinale ed è essenziale per il benessere delle ossa e dei tessuti connettivi.
La K2 si suddivide in sottotipi in base al numero di isoprenoidi, da MK-4 a MK-13, (MK sta per menachinone) a cui sono stati attribuite funzioni simili.
La MK-4 è l’unico tipo di K2 che si forma nei tessuti umani e animali anzichè formarsi tramite fermentazione come le altre forme di menachinone.17
La vitamina K3 è sintetica e la FDA ne ha vietato l’uso per il consumo umano a causa della sua alta tossicità.
I batteri intestinali sembrano in grado di convertire la K1 in K218, ma i ricercatori non sono riusciti a stabilire il contributo preciso di tale conversione al fabbisogno complessivo di vitamina K.
Uno stato carenziale o di aumentato fabbisogno di vitamina K2 sembra essere molto comune, anche se non causa effetti a breve termine come una carenza di K1.
Ad esempio, nei pazienti affetti da Parkinson, la carenza di vitamina K2 può peggiorare al progredire della malattia, allentando la regolazione delle risposte infiammatorie19.
Secondo uno studio del 200720 la maggior parte delle persone ha una carenza subclinica di vitamina K2.
Probabilmente, questa carenza dipende dal fatto che gli animali da cui si ricavano uova, burro, burro ghee, latte e carni (fonti di vitamina K2 MK-4)21 vengono più spesso nutriti a cereali anzichè con erba. In effetti, l’apparato digerente degli animali erbivori trasforma la vitamina K1 in K2 in modo efficiente, a patto che mangino erba, il loro cibo naturale.
La carenza di vitamina K2 è stata associata a osteoporosi, tumori, diabete, malattie infiammatorie e cardiovascolari. Dosi molto elevate di vitamina A e vitamina E riducono l’assorbimento della vitamina K e interferiscono con la cascata di reazioni biochimiche della coagulazione22.
Studi clinici randomizzati hanno dimostrato che i pazienti con osteoporosi, malattie cardiovascolari e cancro possono beneficiare di una integrazione di vitamina K22324.
Studi sull’uomo hanno dimostrato che la vitamina K2 potrebbe prevenire le fratture in pazienti anziani che hanno già sviluppato l’osteoporosi2526.
Inoltre, l’integrazione di vitamina K2 può risultare utile nei pazienti affetti da mieloma, in particolare se la chemioterapia non viene applicata a causa dell’età e/o delle complicazioni27.
Assunzioni raccomandate di Vitamina K2
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha fissato il fabbisogno giornaliero di vitamina K28:
- per gli adulti 70 μg;
- per i neonati 7-1 mesi 10μg/giorno;
- per bambini di 1-3 anni 12μg/giorno;
- per ragazzi di 15-17 anni 65μg/giorno.
Una integrazione quotidiana di 180μg di K2 MK-7, durata 7 anni, ha ridotto la perdita di densità e minerale dovuto all’età nella colonna lombare e nel collo del femore, ma non nell’anca totale. La forza ossea è stata favorevolmente influenzata dall’integrazione di MK-7. Anche la perdita di altezza vertebrale della regione toracica inferiore è risultata diminuita29.
Nel Framingham Heart Study, la dose di vitamina K associata a una diminuzione del rischio di frattura dell’anca era di circa 250 μg/giorno, pari a poco più di ½ tazza di broccoli tritati al giorno30.
In persone sane, una dose integrativa inferiore a 50 mcg di K2 al giorno non interferisce con i normali processi di coagulazione. Se però si assumono anticoagulanti è necessario monitorare l’INR31.
Il Calcio
La vitamina D regola il metabolismo del calcio e del fosfato32 ma il suo ruolo è anche mantenere stabili i livelli di calcio nel sangue, in modo che questo minerale possa essere disponibile al bisogno anche per altre funzioni33.
Il calcio nel sangue è uno dei protagonisti della regolazione dell’equilibrio acido-base, un aspetto di vitale importanza, tanto che per mantenere l’omeostasi del calcio, la vitamina D può aumentare il riassorbimento di calcio dalle ossa34, causando perdita ossea e osteoporosi.
Il sovradosaggio di vitamina D3 può invece condurre a ipercalcemia (concentrazione sierica elevata di calcio, superiore a 10,4 mg/dL) che può interferire con il ritmo cardiaco, causare crampi muscolari, calcoli renali35, darrea e vomito36, come riporta anche il bugiardino del farmaco D-Base.
Relazione tra le vitamine D3 e K2
La vitamina K è necessaria per la carbossilazione delle proteine dipendenti dalla vitamina K, come l’osteocalcina e la proteina Gla di matrice.
La vitamina D promuove la produzione di proteine dipendenti dalla vitamina K.
dp-ucMGP = proteina Gla a matrice defosforilata
e non carbossilata a matrice Gla
Le proteine dipendenti dalla vitamina K sono necessarie per gli organi extraepatici come l’osso e il sistema vascolare.
Perciò, mentre viene favorita la mineralizzazione ossea, nel contempo viene inibita la calcificazione dei tessuti molli: un bilancio positivo su due fronti.
Benefici vitamine D3 e K2 insieme
Nell’insieme, le evidenze sull’integrazione di vitamina D e K insieme, nella maggior parte degli studi, descrivono effetti benefici sulla densità minerale ossea delle donne in postmenopausa.
Una pubblicazione del 201737 riassume le prove disponibili sull’interazione sinergica tra le vitamine D e K per la salute ossea e cardiovascolare.
Benché siano stati esaminati anche alcuni studi su animali, l’attenzione principale è stata rivolta alla popolazione generale. Sono stati valutati studi osservazionali e studi clinici di integrazione nutrizionale separata e congiunta per entrambe i nutrienti.
I risultati suggeriscono che il trattamento combinato con le vitamine D e K sia più efficace dell’assunzione separata.
Esiste dunque una interazione sinergica tra le funzioni svolte dalle vitamine D e K.
Ipertensione e malattie cardiovascolari
La carenza di entrambe queste vitamine è stata associata ad un aumento della pressione sanguigna e ad una rischio di ipertensione tendenzialmente più elevato38.
Esperimenti di laboratorio in vivo e studi sull’uomo suggeriscono che le concentrazioni ottimali di vitamina D e di vitamina K sono benefiche non solo per la salute ossea ma anche per la salute cardiovascolare, e lo confermano studi genetici, molecolari, cellulari e clinici.
Studi su animali hanno dimostrato come l’integrazione di vitamina K2 (ma non K1) riesce ad inibire la calcificazione arteriosa, e persino a rimuovere il 30-50% del calcio depositato.
In ambito umano, sono ancora poche le indagini cliniche sull’integrazione congiunta di vitamina D e K in relazione alla riduzione dell’arteriosclerosi.
La maggior parte degli studi clinici ha esaminato l’integrazione di vitamina D e K sulla salute delle ossa, piuttosto che sul sistema cardiovascolare.
Tuttavia, nonostante le limitazioni, le ricerche dimostrano che la stessa integrazione fornita in modo congiunto per ossa e articolazioni potrebbe essere benefica anche per le arterie39.
La vitamina D e la vitamina K1 cooperano in un modo unico per ammorbidire le arterie e prevenire le malattie cardiovascolari40.
Tuttavia, in studi condotti sull’uomo, si è visto che la vitamina K2, ma non la K1, riduce il rischio cardiovascolare41 e riduce i processi di calcificazione dell’aorta42.
Salute delle ossa
La vitamina D assicura che i livelli ematici di calcio siano costanti ma non controlla completamente dove il calcio si depositi. Ecco allora che la vitamina K2 interviene in due modi:
1. Promuove la calcificazione dell’osso attivando l’osteocalcina, una proteina che favorisce l’accumulo di calcio nelle ossa e nei denti.
2. Riduce la calcificazione dei tessuti molli come i reni e i vasi sanguigni attiviando la proteina GLA della matrice (MGP: Matrix Gla-Protein)434445.
Osteoporosi
Vitamina d3 e k2 insieme al calcio possono completare il trattamento dell’osteoporosi al pari della terapia a base di bifosfonati, ma senza tossicità46.
Ha senso quindi assumere le vitamina D3 e K2 insieme, anche perché non competono nelle loro funzioni e nell’assorbimento, sono entrambe vitamine liposolubili, hanno un ruolo centrale nel metabolismo del calcio.
Sistema immunitario e malattie infettive
La vitamina D interagisce direttamente con le cellule responsabili della lotta alle infezioni47.
Diversi studi osservazionali di grandi dimensioni hanno mostrato un legame tra carenza di vitamina D e infezioni del tratto respiratorio come raffreddore, bronchite e polmonite4849.
La vitamina K attiva sia i fattori di coagulazione epatici che la proteina S anticoagulante endoteliale extraepatica, necessaria per la prevenzione della trombosi.
In caso di carenza di vitamina K, i fattori procoagulanti epatici hanno la precedenza rispetto a quelli extraepatici.
La Gla della matrice (MGP), attivata dalla vitamina K, protegge dai danni le fibre elastiche polmonari e vascolari.
Uno studio recente suggerisce che la deplezione extraepatica della vitamina K indotta dalla polmonite, porta ad un danno accelerato delle fibre elastiche e alla trombosi nei casi più gravi50.
Sindrome dell’ovaio policistico e insulino-resistenza
L’integrazione associata di vitamina D3 e K2 aiuta a prevenire l’insulino-resistenza.51
Uno studio52 randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo ha cercato di determinare gli effetti di una integrazione combinata di vitamine D e K sui marcatori del metabolismo insulinico e sui profili lipidici in donne carenti di vitamina D e affette PCOS (sindorme dell’ovaio policistico).
Lo studio ha coinvolto 55 donne carenti di vitamina D con diagnosi di PCOS di età compresa tra i 18 e i 40 anni.
I ricercatori hanno concluso che l’integrazione congiuta ha avuto effetti benefici sui marcatori del metabolismo dell’insulina, sui trigliceridi e sui livelli di colesterolo VLDL.