Consulenza Naturopatica online

Monica Martinuz

Naturopata Educatrice in Nutrizione Funzionale

Monica Martinuz

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Dicono di me

Ho conosciuto Monica Martinuz per caso e ho percepito da subito la sua grande passione per le cure naturali. Mi sono rivolta a lei per dei consigli e ho risolto varie problematiche per le quali avrei dovuto assumere dei farmaci entro breve tempo. Le sono molto grata per l’attenzione e la grande pazienza che mi ha dedicato.​”

– Nilva Mazzieri (An)

Innanzitutto voglio dire che mi sento fortunato per aver conosciuto Monica. È una persona preziosa, per il suo sapere e la sua capacità di vedere i problemi di salute oltre il consueto. Le ho parlato del mio problema cronico di gastrite e seguendo le sue indicazioni ho visto un miglioramento già dopo la prima settimana. Grazie!

– Marco C.

Ho richiesto la consulenza naturopatica online della naturopata Monica Martinuz per risolvere la mia carenza di vitamina D e ferro, che mi causava stanchezza e mal di testa. Ho trovato la naturopata molto seria, professionale, preparata e aggiornata, che lavora facendo riferimento a studi scientifici e a evidenze empiriche. La consiglio vivamente.​

– Lucia Isone (Na)

Come migliorare salute e nutrizione: domande frequenti

Cos’è la nutrizione funzionale?

Per nutrizione funzionale s’intende un approccio che risponde alle necessità metaboliche, ormonali e genetiche di un individuo. Gli esperimenti clinici costituiscono un utile guida di riferimento, soprattutto se ben condotti.

Nutrizione funzionale significa altresì che gli alimenti possono essere utilizzati in ottica terapeutica attraverso un regime dietetico salutare a ridotto apporto di carboidrati, ricco di grassi sani di qualità, nonché di cibi con specifiche caratteristiche e proprietà.

Ad esempio: alimenti non trattati da cucinare a casa e che provengono da animali che hanno pascolato, prodotti alternativi ai cereali come l’amaranto, uso strategico di: aceto di mele, curcuma, brodo di ossa, acqua di cocco naturale, broccoli, aglio invecchiato, licopene naturale, burro di qualità come il Ghee e altri.

Allo stesso modo può avere effetti terapeutici escludere per un certo periodo gli alimenti con elevato contenuto di nichel.

Perché la salute è una questione metabolica?

Il passaggio dal consumo di diete tradizionali rurali a diete moderne caratterizzate da un’alto contenuto di carboidrati e oli vegetali da semi, è associato a disequilibrio del metabolismo del glucosio.

Precisamente, si tratta di una disfunzione destinata a diventare cronica nella catena di reazioni biochimiche che costituiscono appunto il metabolismo degli zuccheri.

Ecco allora che, a cascata, si modifica anche il funzionamento del metabolismo lipidico (colesterolo e trigliceridi elevati), del sistema ormonale, riproduttivo, immunitario e cardiovascolare, così come degli organi, in primis fegato, endotelio vascolare e reni.

Nel frattempo, se non si interviene in modo adeguato, anche nell’intestino la flora batterica si modifica per mantenere i disturbi digestivi più comuni (tra cui il reflusso gastroesofageo) ed anche per peggiorarli con l’uso continuativo dei gastroprotettori.

Esiste dunque una spiegazione fisiologica e biochimia per l’insorgenza, il mantenimento e il peggioramento – nonostante i farmaci – della maggior parte dei problemi di salute più diffusi, spesso presenti anche in soggetti normopeso: steatosi epatica, disturbi cardiovascolari, intestino disbiotico e permeabile, reflusso, sindrome metabolica e PCOS, autoimmunità, diabete mellito, disturbi cognitivi e dell’umore, invecchiamento precoce e neoplasie maligne.

Quale relazione tra medicina, salute e nutrizione funzionale?

La nutrizione fa parte di un approccio alla salute importante tanto quanto i farmaci, spesso anche di più, privo di effetti collaterali. La prima forma di medicina nei secoli passati è stata l’alimentazione e anche oggi dovrebbe essere così.

In questo campo, la ricerca scientifica moderna si è evoluta, talvota confermando quelle che in passato erano solo delle intuizioni, fornendo indicazioni aggiornate per aiutarci a prevenire e gestire numerosi problemi di salute.

Attualmente, è stato riconosciuto dalle più importanti riviste mediche, ad esempio, che nella dieta i grassi saturi – da fonti animali e anche da olio di cocco vergine – hanno un effetto nullo e talvolta vantaggioso sulla salute cardiovascolare, mentre sono addirittura benefici sulla salute delle ossa.

Un altro aspetto che si è evoluto sono le considerazioni che riguardano le calorie.

Una dieta basata su un maggior apporto di alimenti ricchi di grassi – notoriamente iper-calorici rispetto a proteine e carboidrati – associato a un drastico taglio di alimenti iper-glucidici (pasta, riso, pane e cereali in genere), migliora il profilo metabolico (lipidi, glicemia, ecc.) meglio di una dieta con poche calorie, oltre a favorire una maggior aderenza e una miglior composizione corporea.

Nella pratica clinica, tuttavia, e persino nelle università, per vari motivi, sembra un’impresa utopistica iniziare a mettersi al passo con le più recenti (ultimi 20/30 anni!) evidenze sugli effetti clinici di diversi tipi di dieta.

È quasi superfluo sottolineare che decenni di prove cliniche stanno convincendo sempre più professionisti a mettere seriamente in dubbio la salubrità delle linee dietetiche tradizionali dettate dagli organi pubblici, secondo le quali il 45-60% delle calorie dovrebbe derivare da cereali integrali e legumi, alimenti noti per causare continui sbalzi della glicemia e dell’insulinemia.

Eppure, basterebbe monitorare le modalità e le conseguenze dell’eccesso di zuccheri. Sappiamo che occorre una certa quota di insulina, l’ormone prodotto dal pancreas, per ridurre ogni volta al bisogno l’eccedenza di glucosio nel circolo ematico, spingendolo nelle cellule e salvandoci così dal coma diabetico.

Ma quando il picco glicemico si verifica spesso nelle 24 ore, la quantità di insulina, a parità di glucosio in circolazione, tenderà ad aumentare, favorendo sempre di più lo stoccaggio nel fegato e negli adipociti (cellule specializzate per la gestione dei lipidi) sottoforma di trigliceridi e grasso saturo.

È importante comprendere che, se predomina la via dell’accumulo del glucosio invece di entrare nelle cellule dei muscoli e del cervello per produrre energia – quando s’inneca la resistenza all’azione dell’insulina – si avvertirà la necessità di mangiare carboidrati con maggior frequenza, oltre a una serie di sintomi apparentemente scollegati, tra cui ad esempio cefalee, stanchezza, mente annebbiata, sonnolenza, difficoltà di recupero dopo un’influenza.

Ciò significa che stiamo bruciando meno glucosio rispetto a una condizione metabolicamente sana.

A quel punto, rispettare una dieta ipocalorica è impossibile, mentre aumentare l’insulina peggiora la situazione.

Inoltre, è interessante notare che la natura adesiva del glucosio può ostacolare immediatamente il funzionamento:

– delle cellule del sangue, danneggiando in particolare gli eritrociti rispetto al trasporto di ossigeno;

– dei vasi sanguigni. Alcune cellule del sistema immunitario, stimolate dall’iperglicemia, aderiscono all’endotelio e ne stimolano la proliferazione, favorendo disfunzione vascolare e sviluppo di aterosclerosi (Nandy et al. 2011);

– delle lipoproteine LDL, che si ossidano e diventano più piccole e pericolose. La quantità di colesterolo LDL ossidato (l’unico che si dovrebbe dosare) predice, secondo interessanti ricerche, lo sviluppo della sindrome metabolica, a prescindere dall’aver già sviluppato resistenza insulinica (Hurtado-Roca, Yamilee et al. 2017).

Perché è importante la nutrizione funzionale?

Molteplici studi segnalano che la riduzione del consumo di carboidrati e grassi vegetali da semi, unita a un maggior apporto di alimenti non lavorati densi di nutrienti – come in una dieta low carb ben strutturata – si può decrementare la produzione di radicali liberi e l’infiammazione di basso grado, promuovendo nel contempo la salute metabolica, che contempla, tra gli altri vantaggi, un colesterolo sano e una buona digestione.

Da un punto di vista fisiologico, in sintesi, ecco come migliorare salute e nutrizione privilegiando:

1. la “quiete insulinemica” – con la riduzione dei picchi glicemici;

2. la rotazione del carburante cellulare – glucosio o grassi – da cui la cellula ottiene ATP (adenosina trifosfato), un composto chimico, o più semplicemente “una moneta di scambio energetico”, indispensabile in tutte le sue attività biologiche.

In tal modo, oltre a tenere a bada lo stress ossidativo, si favorisce e si mantiene una condizione di flessibilità metabolica, in cui possiamo fidarci dei segnali di sazietà e appetito dal nostro corpo.

Integrazione e nutraceutica: quale ruolo per la salute?

I termini integrazione e nutraceutica si riferiscono a composti in grado di sostenere le funzioni cellulari, mantenere una risposta fisiologica sana, bilanciando i processi pro-infiammatori con quelli infiammatori.

I micronutrienti, tra cui vitamine e minerali, svolgono altresì un ruolo epigenetico.

Migliaia di studi documentano come tali composti influenzino i modelli di metilazione del DNA in molte patologie. Tale ruolo offre interessanti valenze terapeutiche (Mahmoud AM, Ali MM. Nutrients 2019).

Ad esempio, alcuni gruppi di nutrienti estratti da vegetali vengono studiati nel metabolismo del cancro, in quanto regolatori della proteina p53 o TP53 (Tumor Protein P53). TP53 è un fattore di trascrizione genica che, se funziona correttamente, prima blocca la divisione incontrollata delle cellule, poi procede a ripararle oppure a distruggerle.

Altre sostanze oggetto di ricerca medica:

Inositolo e mio inositolo possono svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare la glicemia. Sono stati osservati miglioramenti nella sindrome dell’ovaio policistico, nelle cisti ovariche. Può attenuare i sintomi della menopasua.

Berberina. Un composto studiato per i suoi molteplici potenziali benefici, tra cui la riduzione dello stress ossidativo, della glicemia, dell’ipertensione, del colesterolo alto e dei trigliceridi alti, il miglioramento della salute epatica e intestinale. Secondo alcuni studi potrebbe sostituire la metformina.

Acidi grassi ALA (acido alfa-linoleico perlopiù di origine vegetale) e la serie omega-3 (presente soprattutto nel pesce). Numerosi studi segnalano che l’integrazione di omega-3 può aiutare a migliorare la circolazione, la perdita di peso e a ridurre ipertensione e infiammazione di basso grado.

La vitamina B1. Una “ammina” essenziale nella dieta, soggetta ad esaurirsi quando scarseggia nell’alimentazione ed anche in concomitanza di un singolo pasto ricco di carboidrati. Da questa vitamina dipende il corretto svolgimento delle funzioni cognitive e cardiache, mentre aiuta altresì a stabilizzare l’umore e la tolleranza al glucosio.

Colina alfoscerato o alfa-GPC. Si ritiene che l’alfa-GPC possa migliorare le funzioni cognitive come l’apprendimento, la memoria, soprattutto negli anziani. Può essere utile per migliorare le prestazioni sportive.

Betacarotene. L’integrazione di questo carotenoide – così come la vitamina A – può sostenere le funzioni immunitarie, la salute dello scheletro, della pelle e della vista. Alcuni autori pensano che possa ridurre i sintomi delle malattie esantematiche infantili.

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